(Adnkronos) – Elezioni in Trentino Alto Adige. Nella giornata di ieri, domenica 22 ottobre, gli elettori delle province autonome di Trento e Bolzano si sono recati alle urne per il rinnovo dei consigli provinciali.
Alle elezioni per la Provincia autonoma di Trento e, dai dati ufficiosi relativi a 498 sezioni su 527, è avanti, con il 51,74%, il presidente uscente di centrodestra, Maurizio Fugatti, appoggiato dalle liste Noi Trentino per Fugatti presidente, Lega per Fugatti presidente, Fratelli d’Italia, Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro (Udc), Forza Italia, La Civica, Partito autonomista Trentino Tirolese (Patt) e Fassa.
Per il centrosinistra è in campo con il 37,54% Francesco Valduga, appoggiato dalle liste Italia Viva, Campobase, Alleanza Verdi e Sinistra, Fascegn, Casa Autonomia.Eu, Azione e Partito Democratico del Trentino.
Filippo Degasperi, che corre con le liste La me Val – Primiero Vanoi Mis, Onda e Unione Popolare, è al 3,82%. Marco Rizzo, con il sostegno della lista Democrazia Sovrana e Popolare, è al 2,27%, Sergio Divina, il candidato presidente di Giovani per Divina presidente, Noi con Divina presidente e Alternativa Popolare per il Trentino, è al 2,23%. Alex Marini, candidato del Movimento 5 Stelle, è all’1,92% e la candidata Elena Dardo, con l’appoggio di Alternativa, è allo 0,48%.
Scrutinate a Bolzano tutte le 491 sezioni e la Sudtiroler Volkspartei (Svp) ottiene il 34,5% dei voti, in calo di sette punti percentuali rispetto a 5 anni fa, ma rimane comunque il primo partito in Alto Adige. Il Team K ottiene l’11,1% mentre la Suedtiroler Freiheit di Eva Klotz il 10,9%. Bene Fratelli d’Italia che ottiene il 6%. La Lega che nelle elezioni del 2018 aveva ottenuto l’11%, è crollata al 3,1%. Il governatore Arno Kompatscher verso il terzo mandato.
Secondo i dati provvisori il calcolo per l’attribuzione dei mandati nel Consiglio provinciale prevede 12 partiti rappresentati in consiglio e questa assegnazione ufficiosa: Svp 13 seggi, Team K 4, Süd-Tiroler Freiheit 4, Verdi-Grüne-Verc 3, Fratelli d’Italia 2, JWA – Wirth Anderlan 2, die Freiheitichen 2, Partito Democratico 1, Für Südtirol mit Widmann 1, Lega-Uniti per l’Alto Adige 1, La Civica 1, Vita 1, zero a Movimento 5 Stelle, Enzian, Forza Italia e centrodestra.
Le urne sono state ufficialmente chiuse alle 21 per le elezioni del nuovo Consiglio provinciale dell’Alto Adige. Per le elezioni provinciali per il rinnovo del Consiglio provinciale hanno votato 277.076 persone, con una percentuale del 71,5% degli aventi diritto (429.841). Si tratta di un calo del 2,4% rispetto al 2018, quando l’affluenza al voto era stata del 73,9%. In questa tornata elettorale la maggiore affluenza al voto è stata registrata a Verano con 86,6% (analogo risultato cinque anni fa sempre Verano con l’86,5 %), mentre la partecipazione più bassa si è avuta a Merano con il 57,7% (nel 2018 era Merano con il 62,1%).
A Trento l’affluenza alle urne nella votazione per eleggere il presidente ed i consiglieri provinciali della XVII legislatura è stata del 58,39%: un calo di quasi 6 punti rispetto alle elezioni di 5 anni fa, quando si recò alle urne il 64,05% degli elettori trentini, in pratica nei 527 seggi aperti si sono recati a votare 257.914 elettori su 441.723 aventi diritto.
“FdI è il primo partito di lingua italiana e nazionale in Alto Adige e questo conferma il ruolo di leadership che ci viene assegnato in una provincia nella quale gli italiani sono minoranza dal punto di vista dei numeri e nella quale si porrà quindi il tema della governabilità. C’è stata una competizione, in virtù del sistema proporzionale puro, che ci vedeva tutti alternativi e l’aver doppiato in questo quadro la Lega, anche all’interno della coalizione nazionale, conferma la responsabilità affidata dalla rappresentanza della comunita italiana a Fdi”, afferma all’Adnkronos il deputato di Fdi alla Camera dei Deputati e presidente della Commissione dei Sei Alessandro Urzì secondo il quale un governo provinciale con Svp è possibile attraverso un “accordo di programma”.
“Il nostro partito si è posto con un approccio pragmatico e come interlocutore di governo per creare anche un’asse di collaborazione utile al territorio e alla minoranza italiana con il governo nazionale. Ora è evidente che lo schema seguito in passato di due partner di governo (Svp più un altro lingua italiana) non si regge sui numeri e si apre una stagione di coalizione più ampia”, continua Urzì secondo il quale ora per Svp ci sono due opzioni. “La prima – spiega il deputato, che è stato per oltre 20 anni in Consiglio provinciale di Bolzano e regionale del Trentino Alto Adige – è indirizzare il partito verso una coalizione che abbia come componente italiana le forze di governo nazionale (FdI e Lega), aperta ad altre componenti del gruppo linguistico tedesco ma riconoscendo il maggiore consenso riconosciuto proprio ai partiti di centrodestra in Alto Adige dall’elettorato italiano”. “La seconda opzione, che sarebbe un passo indietro nella storia, va nella direzione di una coalizione con le forze della sinistra che però contano solo su un consigliere del gruppo linguistico italiano quindi vorrebbe dire non riconoscere la rappresentatività decisa dagli elettori”, sottolinea.
Urzì si è detto fiducioso che l’Svp sia “capace di includere le forze del centrodestra senza più l’applicazione di pregiudiziali che, in passato, hanno fortemente condizionato la nostra partecipazione al governo del territorio”.
Nel caso della formazione di un governo provinciale, secondo Urzì , serve un “accordo di programma in cui venga posta una moratoria sui temi di inutile contrapposizione etnica nell’interesse esclusivo dei cittadini della Provincia autonoma di Bolzano che, a prescindere dal gruppo linguistico di appartenenza, hanno un costo della vita estremamente più alto rispetto alla media e richiedono soluzioni di carattere sociale per le categorie sino ad oggi meno considerate nell’utilizzo delle opportunità date dall’autonomia”.
Secondo il deputato Fdi, “il dato preoccupante sul quale invece va richiamata l’attenzione dell’intera opinione pubblica nazionale è la crescita esponenziale dei movimenti radicali e dichiaratamente secessionisti che, sino ad oggi, hanno mantenuto aperto un fronte di scontro ideologico e anti-italiano”. Il varco che questi movimenti si sono aperti nelle urne, “va contenuto da una politica comune che respinga le quotidiane provocazioni e coinvolga allo stesso modo forze politiche italiane, tedesche e ladine”, conclude.