(Adnkronos) – “Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”. Lo dice la leader dem Elly Schlein.
“Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell’istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica”, conclude la segretaria del Pd.
Sulle dimissioni del Garante per la Privacy “spetta al collegio decidere, come sapete l’azzeramento non è di nostra competenza, è una decisione che spetta a loro”, risponde la premier Giorgia Meloni, interpellata mentre raggiunge l’aereo che la porterà a Bari per il comizio dei leader del centrodestra.
“Però una cosa la voglio dire, questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, in quota Pd e Cinque Stelle. Dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo”, aggiunge, commentando le inchieste di Report sui presunti conflitti di interesse dell’Authority, con al centro Agostino Ghiglia, membro dell’organismo eletto in quota FdI.
“Se Cinque Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’Authority sulla Privacy non se la prendano con me. Forse potevano scegliere meglio”, dice. Cambiare la legge per rivedere il sistema di quote dei partiti? “Sulla legge da cambiare possiamo discutere. Se volete rifacciamo la legge ma non l’ho fatta io manco quella”, risponde la premier.
A stretto giro la reazione degli esponenti M5S in commissione di vigilanza Rai. “Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di parlare, ma se questa è la risposta, era meglio se restava in silenzio – affermano – Di fronte alle gravi ombre che avvolgono il Garante della Privacy, Meloni si trincera dietro la burocrazia, dicendo che ‘non è competenza del governo’. Una risposta da impiegata del potere, non da Presidente del Consiglio. Non una parola sulle accuse, non una presa di distanza dai rapporti diretti che Agostino Ghiglia intratteneva con lei e con sua sorella. Non un segno di responsabilità istituzionale, nulla. Noi, a differenza sua, quando emergono dubbi così profondi sulla correttezza di un organo pubblico, chiediamo che chi è coinvolto faccia un passo indietro. Meloni invece resta a guardare, come se nulla fosse. Così facendo difende il membro del Garante che lei stessa ha piazzato lì e che le mandava messaggini e faceva visita a sua sorella a Via della Scrofa. E lo fa senza vergognarsi”.
A intervenire è poi lo stesso giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. In molti nel centrosinistra hanno chiesto le dimissioni del collegio del Garante… “Credo che dopo quanto emerso sia difficile che possano continuare a prendere decisioni diverse dalla logica con cui le hanno prese fino ad oggi”, dice Ranucci.
Meloni ha detto sulle dimissioni del Garante che spetta al collegio decidere, messo da Pd e M5S… “Ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico proprio organico a Fdi è proprio Ghiglia mi pare. La frase della premier” però “è corretta dal punto di vista istituzionale”, risponde il giornalista.
