(Adnkronos) – Al via oggi, lunedì 6 ottobre, le trattative in Egitto per il piano di pace per Gaza. Prima che i negoziati entrino nel vivo a Sharm el-Sheikh, il presidente Usa Donald Trump si è mostrato ottimista tra minacce e aperture. I colloqui svoltisi nel fine settimana tra gli Stati arabi e altri Paesi con Hamas hanno avuto “un grande successo”, ha scritto in un post su Truth. “Mi è stato detto che la prima fase dovrebbe essere completata questa settimana e chiedo a tutti di agire velocemente”, ha aggiunto il tycoon affermando inoltre che “i team tecnici si riuniranno nuovamente oggi in Egitto per elaborare e chiarire gli ultimi dettagli”. “Il tempo è essenziale o seguirà un massacro, qualcosa che nessuno vuole vedere!”, ha concluso.
Ma “non abbiamo bisogno di flessibilità perché tutti hanno praticamente accettato” il piano, tuttavia ”ci saranno sempre dei cambiamenti”, ha chiarito aprendo a possibili modifiche. Ma su alcuni pilastri del piano ‘The Donald’ non è disposto a fare concessioni. Hamas rischia di andare incontro al “completo annientamento” se si rifiuta di cedere il potere e il controllo della Striscia di Gaza, ha ammonito ai microfoni della Cnn. Se Hamas non rispetta i termini dell’accordo “Israele può finire il lavoro”, ha ribadito il capo del Pentagono Pete Hegseth affermando che “Israele può intervenire e assicurarsi che Hamas venga annientato”. Il presidente Usa ha confermato tuttavia anche l’impegno di Israele a porre fine ai raid per favorire l’accordo di cessate il fuoco, come chiesto da Hamas.
Ai colloqui saranno presenti per gli Usa l’inviato di Trump, Steve Witkoff, e il genero del presidente, Jared Kushner. Per qquanto riguarda Israele, la tv satellitare al-Arabiya ha riferito dell’arrivo stamani a Sharm el-Sheikh di alti ufficiali dello Shin Bet e del Mossad e del coordinatore per gli ostaggi e i dispersi, Gal Hirsch. Nelle scorse ore l’ufficio del premier israeliano Netanyahu ha confermato che la guida della delegazione israeliana è affidata al ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer. Ma, secondo due fonti israeliane citate dalla Cnn, Dermer guiderebbe – almeno per ora – la delegazione ‘da remoto’.
Per il Qatar la Bbc (ma non c’è riscontro sui media arabi) indica tra chi sarà presente a Sharm el-Sheikh il ministro degli Esteri, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.
Hamas ha annunciato nelle scorse ore che la sua delegazione è guidata da Khalil Al-Hayya, il caponegoziatore del gruppo, che lo scorso settembre Israele cercò di eliminare nel raid a Doha.
Un cessate il fuoco completo, con la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane, il ritiro delle truppe dell’Idf nelle posizioni che occupavano durante il precedente accordo firmato a gennaio, ovvero al di fuori delle aree popolate della Striscia di Gaza, e la sospensione delle attività dell’aviazione e dei droni per dieci ore al giorno, dodici ore nei giorni in cui si svolgono gli scambi di prigionieri sono le richieste che Hamas presenterà oggi durante i colloqui secondo quanto riferito da fonti all’emittente saudita Al-Sharq.
Hamas insisterà affinché queste condizioni rimangano in vigore per tutta la durata dei negoziati, che potrebbero durare una settimana o più. Si prevede che i colloqui affronteranno anche i criteri per il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Alti funzionari di Hamas hanno affermato che il gruppo insiste affinché i rilasci vengano effettuati in base all’anzianità e all’età, in particolare in base alla data di arresto e all’età di ciascun prigioniero.
“Non posso garantire che Hamas accetterà di rilasciare gli ostaggi. Credo sia possibile. Spero che accada, ma non posso garantirlo”, ha detto dal canto suo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aggiungendo: “Se non dovesse accadere” che Hamas accetti l’accordo, ”il presidente Trump ha dichiarato che sosterrà pienamente Israele in un’azione determinata contro Hamas”, ha spiegato Netanyahu. “Speriamo di poter concludere questa situazione nel modo più semplice e non in quello più difficile”, ha aggiunto il primo ministro israeliano.
In ogni caso Netanyahu ha chiarito che non intende procedere con gli altri punti del piano di pace del presidente Trump finché tutti gli ostaggi non saranno stati liberati. “Non passeremo ad alcuna delle 21 clausole finché la prima – il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti – finché l’ultimo ostaggio, ognuno di loro, non sarà entrato in territorio israeliano”, ha dichiarato Netanyahu. “Solo allora passeremo ad altre clausole”, ha aggiunto intervenendo all’Israel’s Heroes Forum, un gruppo di famiglie i cui cari sono stati uccisi durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre o nella guerra a Gaza che ne è seguita.