(Adnkronos) – Continuano i combattimenti tra Ucraina e Russia. Oggi, domenica 25 maggio, il bilancio delle vittime sale ancora. Almeno 12 persone sono morte e decine sono rimaste ferite nella notte in una delle più intense ondate di bombardamenti dall’inizio della guerra. I raid, avvenuti mentre era in corso il più grande scambio di prigionieri dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022, hanno colpito diverse regioni del Paese, tra cui la capitale Kiev. 

L’attacco, definito “combinato”, ha interessato la maggior parte delle regioni ucraine e ha causato danni diffusi. In 22 località sono stati segnalati raid aerei, mentre in 15 zone si sono verificate cadute di detriti provenienti da missili e droni intercettati, secondo un comunicato diffuso su Telegram.  

Nel dettaglio, quattro persone sono rimaste uccise nella regione occidentale di Khmelnytskyi, dove “infrastrutture civili sono state distrutte”, secondo quanto riferito dal vice capo dell’amministrazione militare regionale Sergiy Tyurin. Altre quattro vittime, tra cui tre bambini, si registrano nella regione di Kiev, colpita per la seconda notte consecutiva. A Mykolaiv, nel sud, un uomo è morto dopo che un drone ha colpito un edificio residenziale. Attacchi notturni sono stati segnalati anche nella regione di Kherson, mentre a Zhytomyr tre bambini sono stati uccisi da un raid russo. Le autorità continuano a valutare l’entità dei danni e il numero delle vittime. 

Secondo l’aeronautica militare ucraina, le forze di difesa hanno abbattuto 45 missili e 266 droni russi su un totale di 367 proiettili lanciati, tra cui 69 missili e 298 droni kamikaze. 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato il massiccio attacco russo nella notte che ha colpito oltre 30 città e villaggi in tutto il Paese, causando vittime e ingenti danni, tra cui anche strutture universitarie a Kiev. Secondo quanto comunicato su Telegram, le forze russe hanno lanciato quasi 300 droni kamikaze – perlopiù Shahed – e circa 70 missili di vario tipo, inclusi missili balistici, prendendo di mira numerose regioni tra cui Kiev, Odessa, Dnipro, Kharkiv, Sumy e altre. “Si tratta di attacchi deliberati contro città ordinarie – ha affermato – Ci sono morti, anche tra i bambini. Le mie condoglianze alle famiglie colpite”.  

Zelensky ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, accusando il silenzio degli Stati Uniti e di altri Paesi che incoraggia l’aggressività del Cremlino. “Ogni attacco terroristico russo è una ragione sufficiente per imporre nuove sanzioni”, ha dichiarato, sottolineando che solo una pressione economica reale potrà fermare la guerra. “Putin deve essere costretto a pensare non ai prossimi lanci di missili, ma a come porre fine alla guerra”, ha concluso. 

Intanto, Mosca ha dichiarato di aver abbattuto dodici droni diretti verso la capitale, imponendo restrizioni su almeno quattro aeroporti, compreso lo scalo principale di Sheremetyevo.  

Le forze di difesa aerea russe hanno intercettato e distrutto nella notte un totale di 110 droni lanciati dall’esercito ucraino su diverse regioni della Russia, in particolare sulla regione di Tula dove ne sono stati abbattuti 16, ha reso noto il Ministero della Difesa russo in un comunicato diffuso su Telegram, specificando che altri dispositivi sono stati neutralizzati a Briansk, Kaluga, Mosca, Tver e altre località, con un’intensa attività d’intercetto in corso tra la mezzanotte e le 7 del mattino ora di Mosca. 

Il Ministero della Difesa russo ha annunciato il completamento dell’ultimo scambio di prigionieri previsto dall’accordo “1.000 per 1.000” raggiunto tra Mosca e Kiev. In totale, 303 soldati russi e altrettanti ucraini sono stati liberati e hanno fatto ritorno nei rispettivi Paesi. L’operazione, condotta in tre fasi distribuite su tre giorni, rappresenta il più ampio scambio di prigionieri tra le due parti dall’inizio del conflitto. Complessivamente, 1.000 detenuti per parte sono stati rimpatriati, segnando un raro momento di cooperazione tra le due nazioni in guerra. 

La conferma è arrivata anche da Zelensky in un messaggio su Telegram: “303 difensori ucraini sono tornati a casa”, ha annunciato sottolineando che tra i rimpatriati ci sono militari dell’esercito, della Guardia nazionale, della Guardia di frontiera e del Servizio speciale dei trasporti. Il capo dello Stato ha ringraziato la squadra che ha lavorato “giorno e notte” per portare a termine l’operazione e ha promesso di continuare gli sforzi fino a liberare tutti i cittadini ucraini ancora detenuti: “Riporteremo a casa dal carcere russo ognuno e ognuna!”. 

Per quanto riguarda i negoziati Istanbul è attualmente la sede più probabile per ospitare il secondo round di colloqui diretti tra Russia e Ucraina, ha riferito una fonte citata dall’agenzia russa Tass, spiegando che “il Vaticano non diventerà sicuramente luogo dell’incontro per una serie di ragioni, incluse quelle logistiche”, mentre “Istanbul è, al momento, l’opzione più verosimile”. Un annuncio ufficiale sui dettagli è atteso a breve. 

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov aveva già commentato con scetticismo l’idea di un incontro in Vaticano, definendola “poco realistica” e “un po’ poco elegante” per due Paesi di tradizione ortodossa. Il primo round dei negoziati si è tenuto proprio a Istanbul lo scorso 16 maggio. 

Intanto il comandante della divisione di difesa aerea russa Yuri Dashkin rende noto, nel programma Vesti Nedeli sul canale televisivo Rossiya 1, che “durante la sua visita nella regione di Kursk, lo scorso 20 maggio, l’elicottero del presidente russo Vladimir Putin si è ritrovato al centro di un massiccio attacco di droni ucraini.  

Secondo Dashkin, il massiccio attacco dei droni è stato respinto con successo e l’esercito russo ha garantito pienamente la sicurezza del presidente. Il 20 maggio Putin si era recato nella regione di Kursk dove aveva incontrato i responsabili dei comuni della regione e i volontari e aveva visitato anche la centrale nucleare in costruzione a Kurchatov.