(Adnkronos) – Il dispiegamento di caschi blu per qualunque missione nei territori storici russi – come Mosca considera il sud est dell’Ucraina – rischierebbe di provocare una terza guerra mondiale. La minaccia arriva dal segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, l’ex ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, in una intervista alla Tass.
La “coalizione dei volonterosi” programma l’invio di militari in Ucraina in qualità di caschi blu, con il reale obiettivo, a detta di Shoigu, di controllare il Paese e le sue risorse minerarie. “Politici attenti in Europa comprendono che l’attuazione di questo scenario rischia di portare a un confronto diretto fra la Nato e la Russia o anche provocare la terza guerra mondiale”.
Intanto da Shoigu arriva anche una ‘promessa’: le forze russe libereranno a breve l’intero territorio della regione di confine russa di Kursk dalle truppe ucraine. Queste le parole alla Tass, precisando che “la regione di Kursk sarà presto ripulita dai militanti nell’ambito di un’operazione antiterrorismo”.
Secondo Shoigu, la situazione nella zona di operazioni militari speciali è ora il fattore chiave che influenza sia gli affari internazionali che la situazione interna alla Russia. “Ad oggi, le forze armate russe hanno liberato oltre il 99% del territorio della Repubblica Popolare di Lugansk e quasi due terzi della regione di Kherson, della Repubblica Popolare di Donetsk e della regione di Zaporozhzhia. Le forze russe stanno avanzando lungo l’intera linea di combattimento, liberando nuovi insediamenti. La situazione cambia a nostro favore ogni giorno”, ha sottolineato.
Intanto almeno nove persone sono state uccise e altre 60 sono rimaste ferite, tra cui bambini, in un attacco notturno con missili e droni russi sulla capitale Kiev. Lo riferisce il sindaco Vitali Klitschko, aggiungendo che la caduta dei detriti di un drone ha innescato vari incendi e si teme che diverse persone possano essere rimaste intrappolate sotto le macerie di un edificio residenziale distrutto.
Esplosioni sono state segnalate anche nella città nord-orientale di Kharkiv, anch’essa sotto attacco. Almeno due persone sono rimaste ferite.
Il massiccio attacco missilistico dimostra che Mosca non vuole porre fine alla sua invasione dell’Ucraina, ha detto intanto il ministro degli Esteri ucraino Andriï Sybiga. Il presidente russo Vladimir Putin – ha affermato – “dimostra con le sue azioni di non rispettare alcuno sforzo di pace e di volere semplicemente portare avanti la guerra”, ha dichiarato Sybiga sui social, criticando anche le “richieste massimaliste” di Mosca sul ritiro dell’Ucraina da parte del proprio territorio come condizione per la pace.
Secondo Mosca, ad essere colpite durante la notte sono state le infrastrutture militari ucraine, e non obiettivi civili. Le forze armate russe “hanno condotto un massiccio attacco con armi di precisione a lungo raggio” contro diverse imprese legate al complesso militare-industriale ucraino, ha affermato il ministero della Difesa russo in una nota, aggiungendo che “tutti gli obiettivi sono stati colpiti”.
La Russia deve sospendere immediatamente i suoi attacchi quanto chiesto intanto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, commentando su X la notizia del bombardamento a Kiev. “Sono passati 44 giorni da quando l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco completo e la cessazione degli attacchi… E sono 44 giorni che la Russia continua a uccidere il nostro popolo”, ha aggiunto sottolineando che “gli attacchi devono essere fermati immediatamente e senza condizioni”.
Zelensky ha quindi annunciato che interromperà la sua attuale visita in Sudafrica per tornare in Ucraina. “Sto cancellando parte del programma di questa visita e tornerò in Ucraina subito dopo il mio incontro con il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa”, ha scritto su X.
Gli attacchi avvengono dopo il flop dei colloqui di pace a Londra, poi rinviati, e a poche ore di distanza dalle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha accusato Volodymyr Zelensky di aver danneggiato i negoziati di pace, dopo che il presidente ucraino ha escluso il riconoscimento del controllo russo sulla Crimea.
In un post su Truth il presidente americano ha poi chiarito che in questi negoziati la Crimea, “che è andata persa anni fa sotto gli auspici del presidente Barack Hussein Obama, non è neanche un punto di discussione” e che “nessuno chiede a Zelensky di riconoscere la Crimea come territorio russo”.
Ma, chiede tuttavia il tycoon, “se voleva la Crimea perché non hanno combattuto per 11 anni invece di cederla senza sparare un colpo?”. Secondo Trump, del resto, l’area ospitava “da molti anni prima della cessione di Obama” importanti basi di sottomarini russi.
“Sono le dichiarazioni incendiarie come quella di Zelensky a rendere così difficile risolvere questa guerra”, il ‘verdetto’ del presidente americano arrivato ieri via social. Per il tycoon, il presidente ucraino ormai “può avere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese”. “Siamo molto vicini a un accordo. Ma l’uomo che non ha carte da giocare ora deve finalmente darsi una mossa”, l’attacco di Trump.
Poco più tardi, il presidente americano ha spiegato ai giornalisti di avere “un accordo con la Russia” e di stare cercando di arrivare allo stesso risultato con Zelensky. Il leader Usa non ha quindi escluso un incontro con il presidente russo Putin, forse già per metà maggio dopo il ritorno dal viaggio in Arabia Saudita.
Oggi, quindi, il Cremlino si è detto d’accordo con Donald Trump sulla Crimea ‘persa’ dall’Ucraina già molti anni fa. In un briefing con i giornalisti, il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov ha commentato le parole del presidente americano affermando: “Questo è del tutto coerente con la nostra comprensione e con quanto affermiamo da tempo”.
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha intanto smentito su X un articolo di ‘Politico’ riguardante la discussione alla Casa Bianca sulla revoca delle sanzioni al Nord Stream 2. “Questo è inequivocabilmente falso – ha scritto sul social -. Né Steve Witkoff né io abbiamo parlato della revoca delle sanzioni contro la Russia come parte di un accordo con l’Ucraina. Questa è una pratica giornalistica scorretta. Se ‘Politico’ avesse un briciolo di integrità, ritratterebbe completamente questa notizia finta”.
Secondo il quotidiano statunitense, l’inviato speciale della Casa Bianca Witkoff è il principale promotore della revoca delle sanzioni. Sia Rubio che Witkoff hanno negato, in una dichiarazione congiunta rilasciata dalla Casa Bianca, che siano mai avvenute discussioni sull’allentamento delle sanzioni. “Questo è falso. Nessuno di noi ha mai parlato della revoca delle sanzioni alla Russia nell’ambito di un accordo di pace con l’Ucraina”, si legge nella loro dichiarazione.