(Adnkronos) – Set, luci, telecamera puntata. I provini hanno inizio. Davanti all’obiettivo si susseguono le attrici. Hanno età diverse e ognuna interpreta quello che le viene chiesto da una voce fuori campo: “Ridi perché sei felice”, “reagisci a un tradimento”, e così via. Le attrici ricreano senza difficoltà ogni stato d’animo e situazione, sono dentro la parte. “Ora la scena clou: hai un infarto”, dice la voce fuori campo. Tutte si toccano il cuore e poi si accasciano. “No, non va bene – è la replica dalla regia, che reitera la richiesta – un infarto femminile”. Vuoto nella mente. Succede perché gli unici messi in scena sono sempre gli infarti maschili e così il 93% delle donne non sa interpretare i sintomi dell’infarto, si spiega nel video. Non un video qualunque, ma il video della campagna di sensibilizzazione lanciata dall’Irccs Centro cardiologico Monzino di Milano, che si conclude con un invito a informarsi su tutti i sintomi che si verificano quando questo evento acuto colpisce il cuore delle donne e ad aiutare a “cambiare la narrazione sull’infarto femminile”.  

‘Le donne nel cuore’ è il titolo scelto per questa campagna, lanciata dall’Irccs milanese in collaborazione con l’agenzia Vml Italy. Missione: informare sulla sintomatologia specifica dell’infarto della donna. Infarto che può infatti presentarsi con sintomi diversi da quelli classici: affaticamento insolito, tachicardia, nausea o dolori atipici come alla schiena o alla mandibola. Questa variabilità, sottolineano gli esperti, richiede maggiore consapevolezza per ridurre i ritardi diagnostici e migliorare gli esiti clinici. Il cortometraggio creativo al centro della campagna sfida dunque gli stereotipi mediatici, spesso focalizzati sui soli sintomi maschili dell’infarto.  

Il video invita a riflettere e a scoprire di più visitando il sito del Monzino, dove è disponibile un’intervista alla responsabile del Women Heart Center, Daniela Trabattoni. Perché l’infarto femminile, nonostante in Italia muoiano ogni anno oltre 123mila donne per malattie cardiovascolari – prima causa di morte femminile (“precedono di gran lunga le malattie polmonari e il tumore della mammella”, evidenzia Trabattoni nella videointervista pubblicata online) – è “una storia ancora tutta da raccontare”. C’è ancora poca consapevolezza.  

Le malattie cardiache colpiscono le donne più tardi rispetto agli uomini, ma in modo più grave: dopo i 50 anni una donna su 2 è a rischio e dopo i 60 il 32% degli infarti le riguarda, si legge sul sito web del Monzino. Eppure 7 donne su 10 pensano che l’infarto riguardi solo gli uomini. Il motivo principale di questa errata convinzione è che “la medicina si è sviluppata, sin dall’inizio, su un modello maschile: le ricerche si sono concentrate sugli uomini e i dosaggi dei farmaci sono stati calibrati sulla loro fisiologia. In cardiologia, questo ha portato a una conoscenza dettagliata dei sintomi dell’infarto maschile, mentre per anni quelli femminili sono stati trascurati”.  

“Anche la cinematografia ha contribuito a questa narrazione”, osservano gli esperti. “Per anni i film e le serie Tv hanno raccontato solo di personaggi maschili colpiti da attacchi cardiaci, mettendo in scena i sintomi maschili dell’infarto, mentre quelli femminili, spesso diversi e atipici, sono rimasti nell’ombra. Nel focus del Monzino vengono allora elencati tutti i diversi sintomi dell’infarto femminile: dolore toracico e irradiato al braccio, alla mandibola, al collo e alla schiena; malessere e stanchezza non giustificata; nausea e vomito; capogiri; sudorazione improvvisa e fredda”. L’iniziativa, si legge, “rappresenta un ulteriore impegno” dell’ospedale “nel promuovere la prevenzione e le cura delle malattie cardiovascolari femminili”.  

Malattie che nelle donne possono avere “esiti peggiori perché scarsa è la consapevolezza del problema, ma soprattutto – spiega Trabattoni – la sintomatologia può esordire in forma più subdola, tenue, atipica, aspecifica” e anche portare ad approdare tardivamente alle cure. Per questo è “importante conoscere le modalità di manifestazione delle sindromi coronariche nella donna”. “Spesso questi sintomi – avverte la specialista – vengono piuttosto interpretati come eccesso di impegno nelle attività quotidiane, stress e difficoltà nel gestire la routine”. Ed è un problema, perché “sappiamo che un intervento rapido nella gestione delle sindromi coronariche acute permette di salvare il muscolo cardiaco. Si dice anche che ‘il tempo è muscolo’, per cui un intervento entro le 6 ore dai sintomi nel caso dell’infarto permette di recuperare la funzionalità dell’organo”.  

“Credo sia fondamentale riuscire a cambiare la narrazione attraverso l’informazione, l’educazione, i social, la Tv, il cinema – conclude Trabattoni – Se riusciamo a far conoscere le diverse modalità” dell’infarto femminile “possiamo salvare molte vite, prevenire esiti infausti”. Il Monzino, si legge nel focus sulla campagna, punta dunque a “sensibilizzare il pubblico e la comunità medica sull’importanza di saper interpretare i sintomi dell’infarto femminile” in una narrazione che, “finora, ha raccontato solo la metà della storia”. Insieme “possiamo fare la differenza per il cuore delle donne”, è l’appello.