(Adnkronos) – Misilmeri si stringe attorno alla famiglia di Sara Campanella, la studentessa di 22 anni uccisa lunedì scorso a Messina da un collega di università, Stefano Argentino, reo confesso dell’omicidio. Celebrati oggi, lunedì 7 aprile, alle 10.30 nella chiesa San Giovanni Battista, i funerali della giovane. A presiedere il rito l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Un lungo applauso ha accolto l’arrivo del feretro. La bara bianca è stata portata a spalla dagli amici (VIDEO). 

“Nel ricordo di Sara, a difesa delle donne. Basta femminicidi”, lo striscione dei tifosi della curva nord del Palermo che campeggia nella piazza di Misilmeri. Poco più distante su una palazzina un lenzuolo bianco recita “Mi amo troppo per stare con chiunque. Sara Campanella figlia di tutti noi”, la stessa frase che la 22enne aveva postato sul suo profilo Facebook e che è stata stampata su decine di manifesti che tappezzano il paese e sulle maglie degli amici, mentre dei palloncini argento compongono il nome ‘Sara’.  

Nella piazza gremita, così come la chiesa che non è riuscita ad accogliere tutte le persone arrivate a Misilmeri per rendere omaggio alla giovane studentessa, è stato allestito un maxi schermo per un permettere di seguire le esequie. A Misilmeri per l’ultimo saluto a Sara sono arrivati anche il sindaco di Messina e la rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari, che ha annunciato nei giorni scorsi il conferimento della laurea alla memoria alla studentessa che frequentava il corso di Tecniche di laboratorio biomedico nell’Ateneo. 

Il sindaco di Misilmeri, Rosario Rizzolo, ha intanto proclamato il lutto cittadino: bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio negli uffici comunali. Stessa scelta anche a Messina, la città in cui la giovane studentessa studiava e in cui ha trovato la morte, e nei comuni del Palermitano per disposizione del sindaco della città metropolitana, Roberto Lagalla.  

Domenica per tutto il giorno una folla commossa ha voluto rendere omaggio alla 22enne nella camera ardente allestita nella chiesa delle Anime Sante.  

“Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Cetty e Alessandro, al fratello Claudio, ai familiari, al fidanzato, agli amici, alla città intera? Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele”. Inizia così l’omelia dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice.  

“Vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara – ha aggiunto -, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari, la realizzazione della sua vocazione professionale e la relazione con l’uomo che lei liberamente aveva scelto di amare. Senza parole. In certi momenti si vorrebbe solo stare in silenzio e piangere sommessamente un dolore indicibile, inaudito”. “L’amore non uccide. È assurdo!”, ha aggiunto il presule. 

“Un corpo che esplodeva di vita, il corpo di Sara è davanti a noi, esanime e sfigurato da un’inaudita incomprensibile violenza. E in questo corpo trafitto ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza. In particolare sulle donne”, ha continuato.  

Il presule ha poi ricordato come “in questo mondo sempre più segnato da violenta brutalità e lacerato da conflitti, assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura. Ma la violenza, ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti. Dice il raffreddamento dell’amore nei cuori di molti. L’avanzare dell’indifferenza che causa solitudine. La perdita del senso ultimo della vita. La mancata comprensione dell’amore”. Per l’arcivescovo di Palermo “nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Sara”. 

“Chi l’ha conosciuta sa quanto fosse speciale e parlare al passato fa male, per noi è ancora presente. Era una persona luminosa, aveva una forza silenziosa ma allo stesso tempo impetuosa, voleva costruire qualcosa di buono. Ricordo le tante risate insieme, era la sorella che non ho mai avuto. Ci è stata strappata troppo presto e troppo brutalmente. Era un’anima troppo buona per un mondo così cattivo. ‘Sara vive’”. Così Antonio, il cugino di Sara, ha poi ricordato la 22enne in occasione dei funerali. 

Poi le lacrime di amici e colleghi e il loro ricordo commosso. “Tu eri il mio porto sicuro in questo mondo fatto di superficialità – ha detto un’amica con la voce rotta dalla commozione, parlando a fatica -. Amavi il mare e i tramonti, sei sempre stata forte e io sono fortunata a poter dire di essere cresciuta insieme a te. Ci siamo sempre supportate e adesso che non ci sei più faccio fatica, eri innamorata dell’amore, di quello vero. Ti prometto che continuerò a vivere e lo farò per te, ogni traguardo che raggiungerò sarà anche il tuo. Mi mancherà abbracciarti, grazie per avermi reso una persona migliore”.  

“I cuori sono spezzati – ha aggiunto un collega -, è difficile trovare le parole giuste per dire cosa continui a essere per tutti noi. Sei entrata in punta di piedi nelle nostre vite con la tua dolcezza e non sei andata più via. Hai saputo essere collega, amica e sorella, in ogni tuo sorriso c’era una promessa: ‘Ci sono per te’. Ci manchi, ci mancano le notti a studiare insieme in videochiamata, le tue parole e i tuoi sorrisi. Per noi sei stata un dono, avevamo ancora tanto da fare insieme ma la violenza che ha spezzato la tua vita non ti ha portato via davvero, sei in ognuno di noi. L’amore va oltre la presenza fisica. Ti vogliamo bene Sara. Per sempre. Sara vive”.