(Adnkronos) – Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza, a Strasburgo, la risoluzione sul Libro bianco Ue sulla difesa, che contiene alcuni passaggi sul piano ReArmEu presentato da Ursula von der Leyen, basato sull’articolo 122 del Tfue che esclude l’Aula dall’iter, come era successo per Next Generation Eu.
“È ora di costruire un’Unione europea della difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza”, aveva detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, parlando alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, per perorare davanti agli eurodeputati la causa del riarmo dell’Europa, di fronte al rinato imperialismo russo. “Alcide de Gasperi disse ‘Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione'”.
Il testo è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, su 669 votanti. Gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e metà di quelli del Pd hanno votato a favore della risoluzione; contro il testo, secondo il roll call, i parlamentari di Lega, Avs (sia Verdi che Sinistra Italiana, che siedono in due gruppi diversi) e Movimento 5 Stelle. Astenuta metà della delegazione del Pd. A favore Sandro Gozi, di Renew Europe, che però è stato eletto in Francia.
Gli eurodeputati italiani dei Verdi/Ale hanno votato “no, nel merito e nel metodo, al piano di riarmo da 800 miliardi voluto dalla presidente Ursula von der Leyen e dalla Commissione Europea “. Gli europarlamentari Cristina Guarda, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi avevano spiegato prima del voto: “Diciamo ‘no’ perché la difesa comune non passa dai singoli Stati attraverso il rafforzamento degli eserciti nazionali. Al contrario, servirebbe un processo d’integrazione delle politiche di difesa che, razionalizzando le risorse, consentirebbe di ridurre la spesa militare già stanziata a livello nazionale”.
Quanto al metodo, i parlamentari avevano sottolineato che il piano ReArm Europe, “attraverso il ricorso all’articolo 122 del Trattato, nega il coinvolgimento del Parlamento Europeo, impedendo così il legittimo confronto democratico e il voto dell’assemblea. Tutto questo è inaccettabile”.
La delegazione Pd all’Europarlamento si è divisa, con 10 favorevoli e 11 astenuti. Hanno votato a favore, secondo il roll call, Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. Si sono astenuti Lucia Annunziata (inizialmente data tra i favorevoli, ma l’errore è stato subito corretto), Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan e il capodelegazione Nicola Zingaretti.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al Qt alla Camera ha risposto a una domanda sulla proposta Ue Rearm Europe, spiegando che le spese Ue per la difesa non dovranno mettere a rischio la sostenibilità delle finanze pubbliche né comportare “un aumento significativo del debito pubblico”. “L’attuale panorama geopolitico è caratterizzato da forte incertezza e complessità che non possono che essere fronteggiate articolando una risposta coerente da parte degli Stati membri dell’Unione europea”, ha sottolineato il ministro. “L’Italia ha salutato positivamente la proposta della Commissione di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita (Psc), per le spese legate alla difesa. E’ stata – ha aggiunto Giorgetti – una delle richieste che l’Italia ha sostenuto durante le discussioni senza ricevere soddisfazione”.
Il Governo, tuttavia, “ha ben presente la necessità che la flessibilità concessa dall’attivazione della clausola nazionale di salvaguardia non comprometta la sostenibilità delle finanze pubbliche e non comporti un aumento significativo del debito pubblico. Questo, infatti, lascerebbe i Paesi ad alto debito in una posizione di debolezza, aumenterebbe la frammentazione e rischierebbe di compromettere la stabilità finanziaria dell’area euro. Inoltre, come ho avuto già modo di chiarire, per il Governo italiano il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, quali ad esempio la sanità e i servizi pubblici”.
“L’Italia ha pertanto elaborato una proposta, presentata all’ultima riunione del Consiglio Ecofin con l’obiettivo di colmare il divario di investimenti dell’Europa nel settore della difesa e della sicurezza e migliorare significativamente le sinergie tra risorse nazionali e a livello Ue, ma cercando per quanto possibile di minimizzare l’impatto sul debito pubblico. La proposta si basa sul rafforzamento di InvestEU per la difesa per accrescere la sua capacità di attrazione di investitori privati e il suo appetito per il rischio”, dice Giorgetti. In estrema sintesi, ha aggiunto il ministro, “si tratta di un fondo di garanzia in più tranche, che ottimizza l’utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati. Con una spesa pubblica contenuta, un fondo di garanzia di circa 16,7 miliardi di euro potrà mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi. L’iniziativa, punta in modo mirato al sostegno alla base tecnologica e al tessuto industriale europeo nei settori strategici della difesa, delle tecnologie dual-use, della protezione delle filiere critiche, dei dati e delle infrastrutture essenziali”. “È auspicabile – ha concluso – anche un ruolo maggiore per il bilancio dell’Ue e una cooperazione con la Banca europea per gli investimenti, preservando al contempo le operazioni e la capacità finanziaria del Gruppo Bei”.