(Adnkronos) – “Conosco bene le dinamiche del Festival di Sanremo, sento di essere fedele a me stesso e questa è la mia corazza, il super potere più grande che posso portare lì”. Simone Cristicchi non ha dubbi. Pacato, misurato, chiarissimo. Il cantautore romano si prepara a portare tutta la sua sensibilità al festival con ‘Quando sarai piccola’, una canzone che racconta la fragilità di una madre malata, la sua Luciana, tornata bambina dopo essere stata colpita nel 2012 da una grave emorragia cerebrale. (Video)
Lui era in autostrada di ritorno da un concerto, i medici non avevano lasciato speranze: la signora era morta clinicamente, fin quando si è risvegliata. “Non era la stessa Luciana di prima – dice il cantautore -. L’anima è intrappolata in una corazza che non le permette di fare granché o di esprimersi correttamente”.
Luciana è una “nonna speciale” che “è sempre in prima fila con la carrozzina quando salgo sul palco a Roma e sorride comunque illuminando il mondo”. Ed è da lei che è nata la canzone, “un brano fermo in un cassetto da 5 anni che aspettava il momento giusto per essere cantato a milioni di persone – dice Cristicchi -. È vita vera, vissuta ogni giorno, ed è per questo che io mi sentirò nudo su quel palco, perché racconto di qualcosa che mi succede quotidianamente”.
Con la pubblicazione del titolo di ‘Quando sarai piccola’, che Cristicchi ha firmato insieme alla compagna Amara, ha ricevuto “migliaia di mail e messaggi di persone toccate da questo argomento”. Una canzone “molto speciale” per Cristicchi, scritta durante la prima quarantena di Covid che tutti gli avevano sconsigliato di inserire nell’ultimo album ‘Dalle tenebre e alla luce’ (dove tornerà nella speciale edizione del disco, in uscita il 14 febbraio, ndr) perché, racconta, “aveva qualcosa di particolare, una potenzialità e dovevamo attendere il momento”.
Il direttore artistico e conduttore di Sanremo, Carlo Conti “ha compreso il suo valore – spiega il cantautore – che non è portare al Festival una bella canzone ma di più: è un brano terapeutico, che forse potrà aiutare a sensibilizzare su questo tema universale. ‘Quando sarai piccola’ appartiene a tutti pur essendo un tema poco trattato”.
Con Amara, che salirà sul palco con lui per la serata delle cover con il brano di Franco Battiato ‘La cura’ “non abbiamo scritto la canzone perché puntavamo a Sanremo ma facendola ascoltare ad amici e conoscenti ci rendevamo conto che aveva una forza emotiva potentissima e tuttora succede così. Ci è voluto tanto tempo per cesellare questi versi, non è stato facile scriverli per me”. Inizialmente, “ci eravamo concentrati sulla tenerezza, sul prendersi cura di una madre anziana che torna bambina e ho sentito l’importanza di inserire quel senso di impotenza di fronte a questa trasformazione della vita e quindi la rabbia. C’è un verso che dice ‘c’è quella rabbia di vederti cambiare’ e a me capita spesso di arrabbiarmi per quello che è successo. Faccio fatica ad accettarlo”. Con questa canzone “ho cercato di non essere retorico, ci vuole un attimo a scadere nel patetico. Questo è un argomento che bisogna trattare con i guanti di velluto”.
Il nome del Maestro siciliano per il duetto a Sanremo non è stato scelto a caso. Insieme ad Amara da quattro anni Cristicchi è impegnato con lo spettacolo ‘Torneremo ancora – Concerto mistico per Battiato’ (che torna a marzo), un racconto che omaggia la sua produzione spirituale. ‘La cura’, inoltre, non è mai stata eseguita nelle serate dei duetti del Festival. L’unico a cantarla all’Ariston è stato lo stesso Battiato nel 2007, l’anno in cui Cristicchi ha vinto il Festival con ‘Ti regalerò una rosa”. E una coincidenza “meravigliosa” riguarda anche il nome del fonico che seguirà le serate, Pino Pischetola, detto ‘Pinaxa’, a lungo al fianco di Battiato. “Mi sento protetto e sicuro perché avrò accanto una donna e un’artista dal carisma incredibile e una persona pura che ha reso la mia vita meravigliosa”.
Guai, però, a chiamarlo pesce fuor d’acqua, in un panorama musicale affollato da trap e rap. “Non mi ci sento, sono me stesso – ammette – non recito nessuna parte, porto la mia purezza e sensibilità. Il mio è un colore all’interno di questo mosaico che Carlo Conti ha voluto creare e sono contento per aver riportato i cantautori a Sanremo. Ci sono artisti meravigliosi come Lucio Corsi e a Brunori Sas, ci sentiamo in una sorta di riserva indiana ed è una novità al Festival: negli ultimi anni il cantautorato è stato meno considerato e sul quel palco portiamo avanti la bandiera di chi ci ha insegnato a scrivere canzoni”. Durante la settimana del festival uscirà l’album ‘Dalle tenebre alla luce’, il quinto lavoro in studio del cantautore. “Era pronto da anni – rivela Cristicchi – le canzoni erano state scritte per miei spettacoli teatrali. Erano 11 anni che non pubblicavo un disco…oggi si corre un po’ troppo in discografia. E’ un viaggio alchemico, citando Dante, nel quale dobbiamo attraversare le nostre ombre e inquietudini profonde e l’inferno che ci abita. Solo osservandole possiamo trasformarle in altro”.
Il suo rapporto con la fragilità nasce da lontano, da quando, a 10 anni, ha perso il padre. “Se non avessi trovato lo sfogo dell’arte sarei stato un uomo molto violento e chiuso in me stesso – rivela -. Ho passato due anni della mia vita in una camera, chiuso, a disegnare. Rifiutavo qualsiasi forma di aiuto e gli unici amici erano questi personaggi colorati e divertenti che inventavo per farmi compagnia. La mia cura sono state la musica e l’arte, che hanno curato questa mia ferita profonda e continuano a farlo”. Sul palco dell’Ariston Cristicchi indosserà degli abiti firmati Antonio Marras, che per incontrare la stampa ha messo a disposizione dell’artista lo spazio milanese Nonostantemarras, un concept store che unisce moda e arte. I due si sono sconosciuti in Sardegna, terra d’origine dello stilista e da allora collaborano. “Antonio è un genio, un artista totale che riesce a esprimere tutta la sua arte in innumerevoli modi – sottolinea Cristicchi -. Qui regna la sua visione del mondo: poetica e delicata”. Esattamente come la canzone che ascolteremo al Festival. (di Federica Mochi)