(Adnkronos) – “Invochiamo l’attenzione di tutte le Istituzioni dei due Paesi circa la drammatica situazione di Alberto Trentini e chiediamo la sua liberazione affinché possa tornare a casa e all’affetto dei suoi familiari e amici”. Così in una nota l’avvocata Alessandra Ballerini e i familiari del cooperante italiano di cui si sono perse le tracce dal 15 novembre scorso dopo il suo arresto in Venezuela.
“Alberto è un cooperante e proprio questa sua missione umanitaria in Venezuela deve costituire ‘un ponte di dialogo’ che consenta di raggiungere il risultato del suo pronto rientro in Italia. Lo chiediamo con forza e speranza – si legge – La tradizione di familiarità tra Italiani, una delle più importanti comunità nel paese sudamericano, e Venezuelani impone questo segnale di pacificazione”.
“Ho fatto convocare stamani l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo”, ha fatto sapere con un post su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Alberto Trentini è un cooperante italiano della Ong Humanity & Inclusion. Fondata nel 1982, la Ong lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”. Laurea in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari, prima di collaborare con Humanity & Inclusion Trentini, di origini veneziane, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo.
Con un post su Facebook l’avvocata Ballerini spiega che “Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta ‘prigioniero’ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione”.
“In realtà nessuna notizia ufficiale ci è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana né Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità”, si legge ancora.
“Dal suo arresto e cioè dal 15 novembre ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”, sottolinea la legale.