(Adnkronos) – E’ il Museo nazionale del Cinema di Torino a ospitare da oggi, lunedì 14 ottobre, al 24 febbraio prossimo il primo progetto in Italia di una mostra sulle serie tv che stanno ridefinendo un nuovo modo di guardare i film, affiancandosi ai metodi più tradizionali.  

La mostra, intitolata ‘#Serialmania. Immaginari narrativi da Twin Peaks a Squid Game’, curata da Luca Beatrice e Luigi Mascheroni e allestita al piano di accoglienza della Mole Antonelliana, è infatti un percorso espositivo che ripercorre gli strettissimi legami, le influenze, le connessioni, le affinità e le differenze fra il cinema e le serie tv dagli anni ‘90 a oggi, sottolineando come il cinema, nel corso degli anni, abbia dovuto affrontare passaggi di profonda modificazione genetica necessari per un mezzo in continua espansione ed evoluzione.  

“Questa mostra ben rappresenta gli obiettivi del Museo nazionale del Cinema: mettere in luce tutte le declinazioni del cinema e ipotizzarne gli sviluppi futuri – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo – dopo il Vr e il video game, era tempo che il museo dedicasse una mostra alle serie tv, entrate oramai prepotentemente in tutte le case e Luca Beatrice e Luigi Mascheroni hanno sapientemente mescolato linguaggi, arte visiva e contenuti, provando a raccontare l’immaginario creato dalle serie Tv e il nuovo modo di fruire della narrazione”.  

“Con uno straordinario sforzo sul piano dell’innovazione, della qualità di scrittura e degli investimenti produttivi, le serie tv hanno dimostrato come, al pari del cinema, la narrazione televisiva sia in grado di influenzare profondamente i costumi e i consumi culturali del pubblico – spiegano Beatrice e Mascheroni – grandi serie non si limitano a raccontare storie, ma dettano mode, introducono nuovi modi di dire, impongono personaggi che restano nell’immaginario collettivo, ridefinendo e dando nuova vita ai generi cinematografici classici”. “Tuttavia, – sottolineano – c’è una cosa che la serialità televisiva ha cambiato: il concetto di tempo. In un flusso continuo di episodi, senza un vero inizio e una vera fine, la struttura narrativa si è dilatata all’infinito. Ogni serie ha sempre più puntate, stagioni, protagonisti, con un unico obiettivo, che il cinema non ha mai avuto: tenerti attaccato allo schermo, trasformando il piacere in fidelizzazione, in una mania”. 

 

Il percorso espositivo incrocia la linea cronologica con quella delle tematiche e presenta una selezione di dodici serie: ‘I segreti di Twin Peaks’, ‘Friends’, ‘Breaking Bad’, ‘House of Cards’, ‘E.R. Medici in prima linea’, ‘I Simpson’, ‘Sex and the City’, ‘The Crown’, ‘Il Trono di Spade’, ‘Squid Game’, ‘Romanzo Criminale’ e ‘Mare Fuori’. Ciascuno rappresentativo di un genere, spiegano i curatori, sono stati scelti tra gli innumerevoli possibili e tra i più raccontabili, quelli che meglio possono reggere ‘fuori dallo schermo’ per diventare oggetto tridimensionale e accendere nuove connessioni, talora impreviste.  

Sparsi tra inquadrature e sequenze si trovano, lungo il percorso della mostra, molti riferimenti all’arte: le fotografie della periferia americana di Gregory Crewdson sembrano addirittura citazioni di Twin Peaks, Mario Schifano è una sorta di antieroe nella Roma degli anni ‘70 protagonista in Romanzo criminale, le immagini dei Car Poolers di Alejandro Cartagena ricordano in modo stringente le disavventure di Breaking Bad. E non mancano le citazioni esplicite: in Squid Game registi e sceneggiatori hanno individuato in un’opera di Escher degli anni ‘50 una fonte iconografica precisa per esemplificare l’angoscia del futuro distopico.