(Adnkronos) – “Sono un amante delle canzoni da sempre. Ho cominciato negli anni Sessanta quando le canzoni avevano una melodia e un ritornello e continuo ad essere affezionato al concetto di melodia, mi piacciono le canzoni se sono cantate. Anche per questo credo che una contaminazione con il rap non mi abbia mai attratto”. Il fil rouge di Luciano Ligabue è chiaro mentre annuncia alla stampa e ai fan, nella cornice sorprendente dell’Autogrill di Fiorenzuola d’Arda (un chiaro omaggio all’iconico verso di ‘Certe Notti’), il ritorno a Campovolo il prossimo 21 giugno e il tour che lo vedrà in tutti i teatri italiani a partire dal primo ottobre per 31 date. Un viaggio che parte proprio dalla sua Correggio, dove ieri sera il rocker ha fatto una ‘prova generale’ (che lui ci tiene a chiamare ‘concerto’ a tutti gli effetti) ad alto tasso emotivo: “È il primo concerto in cui celebro i 30 di ‘Certe Notti’, in cui mio figlio Lenny è sul palco con me ed è la prima volta in cui manca fisicamente ‘il Maio’ in platea (Claudio Maioli, il manager che ha deciso recentemente di ritirarsi dopo decenni di storica collaborazione con l’artista, ndr)”, dice sommerso dagli applausi del Teatro Asoli, che sarà anche la prima e la seconda data del tour.
In teatro ci sono tutti, dall’ex presidente della regione Stefano Bonaccini ai suoi compagni di scuola. Tutta la ‘provincia’ che tanto ama stretta intorno a lui. “Il mondo è cambiato tutto e quindi anche la provincia -spiega Liga- Perché è cambiato il sistema sociale, ora c’è la tecnologia. Anche Correggio è cambiata, però lì hai tempo ancora di chiedere a qualcuno come va e ascoltare la risposta”. Il concerto è inusuale per un rocker come lui: Ligabue è quasi sempre seduto con la chitarra in mano (tranne alla fine), e intervalla i brani – che cambieranno sempre, saranno 22-23 scelti tra 45 classici del suo repertorio – con dei reading tratti dalla sua autobiografia. E ammette: “Non è facilissimo per me cantare seduto. È una sfida dove contano i dettagli, ma se ti riesce fai qualcosa che magari musicalmente è molto più ricco”.
Sul palco, alla batteria, c’è anche il figlio Lenny che lo seguirà per tutto il tour: “Stasera ha suonato come se suonasse con me da una vita -dice Ligabue- Doveva contrastare un forte impatto emotivo e sono rimasto molto colpito da come abbia controllato lo strumento”. La scaletta cambierà ogni sera, a parte le prime tre date in cui l’ossatura sarà simile: “Mi piaceva l’idea di riacquistare il gusto della sorpresa, della scoperta”. Tra i brani non mancherà ‘Il mio nome è mai più’, scritta con Jovanotti e Pelù: “È nata per una guerra che si combatteva a 400 km dalle nostre coste (la guerra in Kosovo, ndr) -spiega l’artista-. Allora era presidente D’Alema, arrivarono molti messaggi anche dai politici, mi dicevano che la musica doveva fare qualcosa, anche se in realtà è la politica che dovrebbe fare qualcosa”. Il brano “fu criticato anche dalla sinistra, ma ci hanno costruito due ospedali col ricavato, quindi senz’altro la rifarò”.
Ma non c’è solo il tour per Ligabue che, nel frattempo, continua a scrivere incessantemente: “Vi confermo che continuo a scrivere canzoni, ne scrivo un botto -sorride- Ne butto giù tante, ma al momento non ho intenzione di far uscire un album”. L’idea è piuttosto quella di “scavare negli archivi, per capire cosa abbiamo da quando è uscito ‘Buon Compleanno Elvis’ (di cui ricorre nel 2025 il trentennale, ndr) perché vorrei che l’anno prossimo la riuscita dell’album fosse davvero celebrativa”.
E nel ricordare che anche ‘Certe Notti’, forse il suo brano più iconico, compie trent’anni, Liga fa un’osservazione sul destino delle canzoni: “Le canzoni in realtà fanno un po’ il cazzo che vogliono -osserva- e bisogna lasciare che lo facciano, è anche un modo per rispettare uno strumento bellissimo. Hanno un potere evocativo così importante, sentimentale, di invito alla condivisione e soprattutto di mistero. Il modo in cui ciascuno vive ‘Certe Notti’ è diverso perché ognuno di noi àncora una frase diversa a sé stesso”. E questo potere delle canzoni, il rocker di Correggio non esclude di riportarlo sul palco del Festival di Sanremo per, spiega con ironia, togliersi un sassolino dalla scarpa. “A Sanremo io prima o poi ci devo tornare, perché l’ultima volta ho fatto un po’ una mezza cagata -ricorda- Sanremo ti azzanna alla gola, arrivi lì e ti senti assediato, sembra che ne vada della vita di qualcuno ma alla fine è solo musica”. E sulla sua ultima apparizione all’Ariston, Liga scherza: “Io volevo strappare un sorriso, volevo fare una cosa ‘punk’ ma è venuto fuori una ciofeca perché io non so recitare -ricorda- e siccome mi è rimasta la bocca amara, lì prima o poi ci torno”.
Nel frattempo lui continua a suonare (“Mi sto divertendo molto”) aperto a nuovi orizzonti (“Ho suonato un po’ in tutte le situazioni, in distese di bar, parcheggi di supermercati, ovunque. Ma non pongo limiti alla provvidenza”) e -tra concerti e nuove canzoni- spunta un nuovo docu-film annunciato da alcune macchine d’epoca sistemate fuori dall’autogrill, il cui contenuto è però top secret: “Le riprese iniziano stasera”, conferma Liga. Per tutta la serata riecheggia l’iconico verso: “Certe notti coi bar che son chiusi/ al primo autogrill c’è chi festeggerà”. E non c’è dubbio che Ligabue continui ad essere il re della festa.
(di Ilaria Floris)