(Adnkronos) – Quanto pesa uno smartphone? Non solo il peso fisico del dispositivo, ma anche il peso ambientale che porta con sé. Si potrebbe pensare che un telefono pesi solo un centinaio di grammi, ma se consideriamo l’impatto ambientale della sua produzione, il peso diventa molto più significativo: ben 50 kg di CO2. E ancora, una t-shirt pesa 2 kg di CO2, un sofà 250 e un’auto tantissimo, secondo il Life Cycle Assessment (LCA). Questi dati sono sorprendenti e pongono una domanda importante: quanto possiamo fare per ridurre questa impronta ecologica?
La second hand economy è una risposta chiara a questa domanda. È un comportamento sempre più diffuso tra gli italiani, che abbracciano il concetto di circolarità e sostenibilità, rendendo il “riuso” una parte integrante del loro stile di vita. Questo trend è diventato una realtà consolidata nel panorama dei consumi italiani secondo l’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, anticipato ieri dall’amministratore delegato della piattaforma numero uno in Italia nella compravendita di beni usati, Giuseppe Pasceri, in occasione dell’evento ‘Le nuove strade della sostenibilità’, l’appuntamento del format Adnkronos Q&A, svoltosi al Palazzo dell’Informazione a Roma.
“Sono ormai il 60% gli italiani che scelgono la second hand – sottolinea Pasceri – Lo scorso anno sono stati oltre 26 milioni e per il 19% di questi si è trattato della prima volta. Tra l’altro è un comportamento che dal 2014 al 2023 è molto cambiato non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo”. Dieci anni fa “c’era pregiudizio, ‘facevo second hand perché avevo bisogno’, oggi invece è un comportamento smart e quindi più sostenibile – aggiunge il manager.
I dati raccolti nel decimo Osservatorio Second Hand Economy mostrano un aumento significativo nella compravendita di beni usati, con un aumento sia nella frequenza che nel volume d’affari complessivo. Nel 2023, il giro d’affari dell’usato in Italia è arrivato alla cifra record di 26 miliardi di euro, pari all’1,3% del PIL nazionale. Se nel 2014 la second hand era ancora oggetto di pregiudizi e spesso relegata a un’opzione di necessità, nel 2023 si è affermata come una scelta consapevole e diffusa, diventando addirittura la prima opzione per il 61% di coloro che la praticano. Questo cambiamento di mentalità è riflesso anche nei numeri: la frequenza degli acquisti e delle vendite è in costante crescita, con il 76% degli acquirenti e il 71% dei venditori che fanno second hand almeno due volte l’anno.
Ma l’aspetto più importante della second hand economy è il suo impatto ambientale. Ridare una seconda vita agli oggetti significa ridurre la necessità di produrne di nuovi, e questo si traduce in un netto calo delle emissioni di CO2 associate alla produzione. Ad esempio, attraverso le compravendite su piattaforme come Subito, nel solo anno 2022 si sono risparmiate tonnellate di CO2, pari al traffico di Roma fermo per più di un anno: un risultato che dimostra il potenziale della second hand economy nel contrastare i cambiamenti climatici e ridurre l’inquinamento ambientale.
Ma la sostenibilità non riguarda solo l’aspetto ambientale. La second hand economy ha anche un impatto sociale ed economico significativo. Il risparmio economico rimane un motivo significativo dietro agli acquisti second hand, con il 57% degli intervistati che lo considera il principale driver. Tuttavia, è importante notare che la second hand non si limita solo al risparmio finanziario, ma abbraccia anche valori di riduzione degli sprechi e dare una nuova vita agli oggetti. Questo approccio più olistico si riflette nel fatto che il guadagno economico è solo il terzo motivo principale dietro alle vendite, con la necessità di fare spazio e l’obiettivo di evitare sprechi che guidano la maggioranza delle decisioni di vendita.
L’aspetto economico non è l’unico driver dietro a questa tendenza. La second hand si posiziona al terzo posto tra i comportamenti sostenibili, adottata dal 60% degli italiani, con un aumento di 3 punti percentuali sul 2022 e di ben 16 sul 2014, preceduta solo dalla raccolta differenziata (91%) e dall’acquisto di lampadine a LED (68%).
Il rapporto generazionale gioca un ruolo fondamentale in questa trasformazione, con le generazioni più giovani e digitalmente orientate che guidano il cambiamento. Il mercato online della seconda mano rappresenta il canale preferito per la maggioranza degli intervistati, generando il 50% del valore economico complessivo. Questo evidenzia una crescente digitalizzazione nell’approccio ai consumi e una maggiore fiducia nell’e-commerce come mezzo per la compravendita di beni usati.
“Accanto all’impatto economico, è sempre più rilevante quello ambientale: il 58% degli oggetti acquistati usati viene poi rivenduto, regalato o donato, innescando un circolo virtuoso che prolunga ulteriormente la loro vita. Dato che fa ancora più effetto se paragonato al comportamento di chi non fa second hand, che nel 42% dei casi butta ciò che non usa più, anche se ancora in buono stato. Uno spreco, ma anche un costo in termini ambientali a carico del pianeta e della collettività” conclude Giuseppe Pasceri.