(Adnkronos) – Non è austerità ma “prudenza”, per la mole del debito pubblico. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in Aula al Senato sulla manovra. E della prudenza di bilancio del governo, sottolinea quindi il ministro con una punta di sarcasmo rivolta all’opposizione, “ne beneficeranno i governi a venire, spero non i vostri, per i prossimi dieci anni e i giovani”.
Si avanza “l’accusa al governo – dice Giorgetti – di attuare una politica di austerità che io traduco in termini di prudenza: con il livello di debito pubblico che ha questo paese” dove “il governo deve emettere 400 miliardi di debito pubblico, con il fatto che il nostro bilancio è gravato di 90 miliardi di interessi sul debito, io non posso continuare a ragionare come si ragionava 4-5 anni fa, in cui i tassi di interesse erano zero o negativi e il debito in qualche modo costava molto poco, oppure quando la Banca centrale europea faceva una politica monetaria espansiva e quindi gli stati potevano emettere debito che la banca centrale avrebbe comprato”. Invece “tutto questo mondo è finito”. E quindi “la politica prudente del governo si è messo per contenere, per quanto possibile, miracolosamente contenere il livello dello spread”, afferma.
Quindi il passaggio sull’oro di Bankitalia che “è chiaramente del popolo italiano”, dice. “Chiunque voglia fare una discussione seria su questo dovrebbe esaminare i bilanci della Banca d’Italia che esercitando il signoraggio contribuisce al bilancio dello Stato, paga un dividendo allo Stato”, spiega Giorgetti. “Nel 2020/21 la Banca d’Italia ha pagato un dividendo allo Stato di 5 miliardi” ma “io sono sfortunato, questo governo è sfortunato, perché quest’anno la Banca d’Italia ha pagato 600 milioni, l’anno scorso 600 milioni e tre anni fa 1 miliardo e 600 milioni”, prosegue.
E questo “perché il governatore è cattivo? No, perché i cambi dei tassi di interesse ha creato un diverso profilo degli utili o delle perdite della Banca d’Italia”, ribatte il ministro. “Quindi questo governo rispetto a qualche anno fa è costretto a pagare tassi di interesse più alti, e non ha i dividendi della Banca d’Italia che avrei utilizzato agevolmente per tagliare il taglio delle tasse o per finanziare la sanità o la scuola: questo è il quadro e questa è la verità”, osserva ancora Giorgetti.
Poi le parole sul nuovo balzello sui pacchi in risposta all’opposizione: “Sulla tassa sui pacchi – spiega il ministro in Aula – ho visto un cambiamento rivoluzionario in Europa perché l’overcapacity di certi paesi” extra Ue “avrebbe distrutto la rete Ue del commercio al dettaglio che rende vive le nostre città”.
“Non è una misura fiscale ma è una politica che io rivendico perché sono tra quelli che l’ha proposta”, dice, osservando che “per gli acquisti c’è e-commerce ma ci sono anche i negozi costretti a chiudere per pratiche unfair” di paesi extra Ue. “Questa misura – continua – è volta a contrastare la concorrenza sleale dei produttori asiatici che stanno distruggendo la produzione e il commercio in Europa. Di questo è consapevole non solo l’Italia ma intera comunità europea perché in un anno 27 paesi hanno deciso di adottare questa misura. Non so se permetterà di salvare il commercio e la produzione europei, ma bisogna ragionare seriamente su misure di contrasto alla concorrenza sleale o in cinque anni la manifattura in Europa non sopravvivrà. Non sono baggianate”, continua rispondendo al senatore M5S Bruno Marton che aveva definito “baggianate” le misure sulla tassazione dei pacchi extra-Ue.
E ancora. La scelta sulla previdenza complementare “nel lungo termine farà del gran bene a questo paese, soprattutto per i giovani e anche questo io lo rivendico”. “La riforma della previdenza complementare – dice – che coraggiosamente noi abbiamo affrontato credo sia un tema ineludibile, anzi credo che sia uno dei passaggi questo sì che rimarrà nella storia perché è inutile girarci intorno: senza il secondo pilastro le pensioni del lontano futuro non saranno assolutamente in grado di garantire delle pensioni dignitose”.
“Noi – continua quindi il ministro – abbiamo concentrato tutti gli sforzi sui redditi dei lavoratori dipendenti”. “Prima fino a 30.000 euro, poi 40.000 euro, poi 50.000 euro – sottolinea – perché erano quelli in qualche modo vessati che pagavano tutte le tasse e quindi dovevano meritare il primo intervento. Quei dipendenti, soprattutto con famiglia e figli a carico, sono quelli che hanno avuto maggiore attenzione da questo governo e che infatti hanno recuperato il fiscal drag”.
“Una delle critiche rivolte a questo Governo è che avremmo allentato, saremmo diventati più laschi nella fase del controllo e dell’accertamento fiscale: no”, dice ancora Giorgetti, che aggiunge: “Abbiamo avuto coraggio, siamo andati a fare accertamenti milionari, miliardari ai giganti del web”.
“I Parlamenti – continua nelle repliche – sono nati per approvare i bilanci e le democrazie parlamentari in alcuni grandi democrazie europee in questo momento non sono in grado di approvare il bilancio e anche l’iter di approvazione nel Parlamento italiano – ve lo dice uno che ne ha visti tanti – è andato via via perdendo la centralità, la dimensione che dovrebbe essere propria, con di fatto un monocameralismo che constatiamo da diversi anni”. “Questo – aggiunge – dovrebbe interrogare tutti noi su come le democrazie parlamentari dovrebbero aggiornarsi per essere al passo coi tempi e mantenere le prerogative per cui sono nate”.
“Questa manovra non credo che passerà alla storia, nessuno ha questo tipo di ambizione” ma “sulla Sanità c’è un aumento delle risorse di 6 miliardi, mai visto in tempi recenti”, continua Giorgetti, aggiungendo: “Abbiamo cominciato a farci carico anche di costi che propriamente nostri non sono: il payback sanitario non l’ho inventato io però abbiamo cominciato in qualche modo a farcene carico”.
Inoltre “abbiamo continuato la politica di riduzione delle imposte, abbiamo fatto delle cose che fino a 2 mesi fa sembravano incredibili”, rileva. Sugli investimenti “certamente Confindustria, anch’essa si era presentata ai tavoli a Palazzo Chigi chiedendo cose che probabilmente pensava di non ottenere invece le ha ottenute”, osserva, sottolineando che “l’iperammortamento, con proiezione triennale, dando un quadro di certezze, sia un altro elemento fondamentale per gli imprenditori che continuano a crederci e a investire”.
Sulla Pa sono stati firmati contratti fermi da anni, rivendica ancora Giorgetti: “Di fianco a me c’è il ministro della Pa: è fortunato perché ha trovato un ministro dell’Economia come me. Il ministro ha firmato i contratti del pubblico impiego che erano vecchi e fermi da anni e anche questa è una cosa storica, un fatto nuovo”.
Questa manovra, ribadisce, “non so se passerà alla storia, so soltanto che grazie a questo tipo di politica l’Italia si presenta a testa alta in Europa e nel mondo e tutto questo lo rivendico”, la conclusione del ministro.
