(Adnkronos) – Botta e risposta tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e Hamas sul valico di Rafah e la consegna delle salme degli ostaggi. Nel pomeriggio Netanyahu ha ordinato che il passaggio restasse chiuso fino alla completa consegna delle salme, mentre in un primo momento si era parlato di una riapertura il lunedì come era stato anticipato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità per il trasferimento dei malati e i feriti. Anche l’ambasciata palestinese al Cairo aveva informato questo pomeriggio dell’apertura di Rafah lunedì per consentire ai gazawi che si trovano in Egitto e che vogliono tornare a Gaza di entrare nella Striscia.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si ricandiderà alle prossime elezioni del novembre 2026 e si aspetta di vincere. Intervistato dalla tv Channel 14, Netanhayu ha risposto “sì” alla domanda se intendesse candidarsi per un altro mandato. E ha risposto “sì” alla domanda se si aspetti di vincere.
La guerra a Gaza terminerà una volta completata la seconda fase della tregua in corso, che prevede il disarmo di Hamas. “La fase B (del piano di Trump, ndr.) prevede anche il disarmo di Hamas, o più precisamente, la smilitarizzazione della Striscia di Gaza, dopo che Hamas sarà stato privato delle sue armi” ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu al canale televisivo di destra Channel 14.
Le truppe delle Idf nella Striscia di Gaza hanno ricevuto dalla Croce Rossa due bare, contenenti presumibilmente i corpi di due ostaggi deceduti, consegnate da Hamas. Lo ha reso l’ufficio del primo ministro, secondo cui le Forze di difesa israeliane sono pronte a ispezionare le bare prima di coprirle con le bandiere israeliane e tenere una breve cerimonia presieduta da un rabbino militare. I resti saranno, poi, portati all’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv per essere identificati e confermare che appartengono agli ostaggi uccisi.
Intanto il movimento di resistenza islamico ha avvisato che la chiusura del valico di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, ritarderà la consegna delle salme degli ostaggi che Hamas deve restituire a Israele in virtù dell’accordo di cessate il fuoco.
“La chiusura prolungata del valico di Rafah blocca l’ingresso delle attrezzature specializzate necessarie per localizzare le persone disperse sotto le macerie e comporterà notevoli ritardi nel recupero e nella consegna delle salme”, ha affermato Hamas in una nota. Secondo i media israeliani, nella Striscia di Gaza restano i corpi di 18 ostaggi deceduti.
In Israele i parenti degli ostaggi hanno accolto con favore l’annunciata decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di mantenere chiuso il valico di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Lo riporta il sito di notizie israeliano Ynet.
“Il governo israeliano – affermano, stando alle notizie di Ynet – deve prendere una posizione ferma contro Hamas e chiedere la restituzione di tutti i 18 ostaggi senza eccezioni, utilizzando tutte le leve a sua disposizione”. E insistono: “Il governo deve annunciare che non proseguirà nell’attuazione dell’accordo fin quando non saranno stati riconsegnati tutti gli ostaggi e tutte le salme degli ostaggi deceduti come previsto dal piano Trump”.
Secondo i media israeliani, nella Striscia di Gaza restano i corpi di 18 ostaggi deceduti.
E’ stato rinviato a martedì il viaggio in Israele del vice presidente americano Jd Vance. Lo scrive su X il giornalista Barak Ravid, citando due fonti israeliane, dopo che aveva dato notizia dei piani di Vance per visitare Israele lunedì.
L’Azerbaigian sarebbe pronto a contribuire alla forza di stabilizzazione a Gaza. L’Azerbaigian ha acconsentito a partecipare con sue truppe, affermano tre funzionari governativi interpellati dal Times of Israel, secondo cui gli Stati Uniti hanno ottenuto, per ora dietro le quinte, l’impegno dell’Azerbaigian.
Due fonti informate sul dossier, citate dal giornale israeliano, hanno anche confermato che durante un incontro multilaterale che si è tenuto a settembre a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato a Donald Trump che Ankara è pronta all’invio di forze a Gaza. Ma, osservano da Israele, non è chiaro se si tratti di una disponibilità gradita al governo di Benjamin Netanyahu.
Sino ad oggi l’Indonesia è l’unico Paese che si è impegnato pubblicamente a contribuire, nel quadro di una missione sotto mandato Onu, alla forza internazionale di stabilizzazione per il dopoguerra a Gaza. “Se e quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e questa Assemblea decideranno, l’Indonesia è pronta a dispiegare 20.000” truppe, “o anche più”, per “contribuire a garantire la sicurezza a Gaza”, ha detto il presidente Prabowo Subianto a settembre nel suo intervento all’Assemblea generale Onu.
Intanto, secondo rivelazioni di fonti diplomatiche al Guardian, potrebbe essere l’Egitto a guidare la forza di stabilizzazione prevista dal piano Trump in 20 punti per “la fine del conflitto a Gaza”.