(Adnkronos) – La tv satellitare al-Jazeera ha confermato nelle scorse ore la morte di due suoi giornalisti e tre cameraman, deceduti ieri – stando alla denuncia – durante un raid israeliano nella Striscia di Gaza. Fra i cinque c’è anche Anas al-Sharif, volto noto ai telespettatori, che i militari israeliani hanno riconosciuto di aver preso di mira, indicandolo come un “terrorista”, che “si spacciava per giornalista”. L’emittente ha riferito di “quello che sembra essere stato un attacco mirato israeliano” contro una tenda utilizzata dai suoi giornalisti a Gaza City, davanti all’ospedale di al-Shifa. Nell’attacco è stato ucciso anche un giornalista freelance, secondo quanto riferito dai soccorritori. 

La tv ha comunicato che sono morti i corrispondenti al-Sharif, 28 anni, e Mohammed Qreiqeh e i cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Su Telegram, i militari israeliani hanno affermato che al-Sharif “era a capo di una cellula terroristica di Hamas ed era responsabile della preparazione di attacchi con razzi contro civili israeliani e truppe” israeliane.  

In una nota Al Jazeera Media Network condanna l’uccisione come “un altro attacco palese e premeditato alla libertà di stampa”. “Questo attacco arriva nel mezzo delle conseguenze catastrofiche dell’assalto israeliano in corso a Gaza – prosegue una dichiarazione diffusa dalla rete – L’ordine di assassinare Anas al-Sharif, uno dei giornalisti più coraggiosi di Gaza, e i suoi colleghi, è un tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciano la presa imminente di Gaza e la sua occupazione”. Alla comunità internazionale vengono chieste “misure incisive per fermare il genocidio in atto e porre fine agli attacchi deliberati contro i giornalisti”. 

L’Autorità nazionale palestinese (Anp) e Hamas hanno condannato duramente il raid israeliano. “Israele ha bombardato la tenda dei giornalisti a Gaza e ha assassinato deliberatamente gli ultimi reporter rimasti, tra cui Anas al-Sharif e Mohamed Qreiqeh, che hanno documentato sistematicamente e diligentemente il genocidio e la carestia imposti da Israele”, denuncia la rappresentanza palestinese presso le Nazioni Unite in un messaggio sul social X. “Mentre Israele continua la pulizia etnica a Gaza – aggiunge la missione palestinese all’Onu – il suo nemico rimane la verità: i giornalisti coraggiosi che espongono i suoi crimini atroci”. 

Hamas, in un comunicato diffuso dal quotidiano ‘Filastin’, denuncia il “più esteso attacco contro giornalisti mai visto in una guerra”, aggiungendo che l’azione dell’esercito israeliano “trascende ogni connotazione di fascismo e criminalità”. “I continui attacchi contro i giornalisti nella Striscia di Gaza – prosegue il gruppo palestinese responsabile del massacro del 7 ottobre – sono un messaggio di terrorismo criminale al mondo intero e un indicatore del collasso totale del sistema di valori e delle leggi internazionali, in mezzo a un silenzio internazionale che ha incoraggiato l’occupazione a continuare ad uccidere reporter”. 

“Condanniamo l’uccisione da parte dell’esercito israeliano di sei giornalisti palestinesi colpendo la loro tenda, in grave violazione del diritto internazionale umanitario”, afferma in una nota l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite. 

Reporter Senza Frontiere (Rsf), organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa, ha “condannato con forza e rabbia l’assassinio riconosciuto dall’esercito israeliano” nella Striscia di Gaza del giornalista di al-Jazeera, Anas al-Sharif, e di altri giornalisti e cameraman dell’emittente. 

“Anas al-Sharif, uno dei giornalisti più famosi della Striscia di Gaza, era la voce delle sofferenze inflitte da Israele ai palestinesi di Gaza”, afferma Rsf in una nota inviata all’Afp, chiedendo “un’azione decisa da parte della comunità internazionale per fermare l’esercito israeliano”. 

Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Fnsi, auspicano un’indagine della Corte penale internazionale: “Non è la prima volta che Israele giustifica l’uccisione dei giornalisti a Gaza con l’accusa di complicità con Hamas. La novità questa volta è che individua l’obiettivo militare chiamandolo per nome. A questo punto Israele ha il dovere di fornire le prove contro Anas al-Sharif. Pubblicamente. E credibili”. 

Intanto, una delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, dovrebbe arrivare al Cairo nel tentativo di rilanciare i negoziati indiretti con Israele per arrivare a un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Lo scrive il giornale del Qatar, Al-Araby Al-Jadeed, come rilancia il Times of Israel. Stando alle notizie riportate, si tratterebbe di sviluppi frutto anche del lavoro della Turchia. 

Ieri il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che l’obiettivo di Israele non è l’occupazione di Gaza ma la liberazione della regione dai “terroristi di Hamas”. E oggi, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione del Museo della Knesset a Gerusalemme, ha dichiarato: “Questi sono giorni di grandi vittorie contro coloro che hanno cercato di distruggerci”. Israele si sta “avvicinando alla fine della campagna” contro i suoi nemici, ha aggiunto, secondo quanto riporta Haaretz. Netanyahu ha anche affermato che il Paese sta “lavorando per sconfiggere i resti dell’asse iraniano e liberare tutti i nostri ostaggi”.  

A settembre, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Australia riconoscerà “lo Stato di Palestina”. “Oggi confermo che all’80esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, a settembre, l’Australia riconoscerà lo Stato di Palestina – ha detto il premier Anthony Albanese – e riconoscerà il diritto dei palestinesi a un loro stato sulla base degli impegni che l’Australia ha ricevuto dall’Autorità palestinese”. 

“Lavoreremo con la comunità internazionale per far sì che questo diritto diventi realtà”, ha aggiunto, parlando di “sforzi coordinati a livello globale” a sostegno di una soluzione a due stati. “E’ – ha detto – la speranza migliore per l’umanità per rompere il ciclo di violenza in Medio Oriente e portare alla fine del conflitto, della sofferenza e della fame a Gaza”. 

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha criticato la decisione dell’Australia di riconoscere lo Stato palestinese. “Questa scelta rappresenta un premio per il terrorismo e per i nemici della libertà, della democrazia e della civiltà”, ha affermato Herzog intervenendo all’inaugurazione del Museo della Knesset, secondo quanto riferito da Ynet. 

Israele, ha proseguito Herzog, “ha sempre cercato e continuerà a cercare la pace con i suoi vicini, inclusi i palestinesi”, ribadendo che la lotta di Israele contro il terrorismo è “per la pace e la libertà del mondo intero”. 

Anche la Nuova Zelanda valuta il riconoscimento di “uno Stato di Palestina”. “Nel corso del prossimo mese il governo valuterà attentamente la sua posizione sul riconoscimento di uno Stato di Palestina – ha detto il ministro degli Esteri, Winston Peters, dopo le ultime notizie arrivate dall’Australia -. Il governo prenderà una decisione formale a settembre, deciderà se la Nuova Zelanda debba riconoscere o meno lo Stato di Palestina in questa congiuntura e, in caso, quando e come”.