(Adnkronos) – La procura di Palermo ha impugnato la sentenza di assoluzione per il vicepremier Matteo Salvini, assolto lo scorso dicembre dall’accusa di sequestro di persone e rifiuto di atti d’ufficio nel processo Open Arms. I magistrati hanno depositato il ricorso in Corte di Cassazione contro la sentenza. La Procura ha deciso di fare il “ricorso per saltum” per evitare il giudizio di appello e ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte.  

“Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo”, il commento del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini a margine di un evento a Milano. 

Per Salvini “non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura, e infatti ringrazio il tribunale di Palermo e sottoscrivo tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione, arrivata dopo decine di udienze e anni di approfondimenti”. 

“Il Tribunale di Palermo è incorso nel medesimo ‘errore di prospettiva’ riscontrato nel similare caso della motonave Diciotti”, quanto scrive la procura di Palermo nel ricorso. “Le sezioni unite della Cassazione nell’ordinanza citata – scrivono quindi i pm – i giudici hanno sottolineato che i giudici di merito si erano limitati al vaglio della normativa sugli eventi Sar, quando erano ‘tuttavia i connessi profili legati alla violazione della libertà personale dei migranti a segnare più propriamente la prospettiva nella quale occorre valutare la fattispecie'”. 

“La corretta applicazione delle norme di legge avrebbe dovuto indurre, da un lato, a considerare che il momento iniziale per l’emanazione immediata dell’ordine di sbarco decorreva quantomeno a partire dal 14 agosto, quando cioè i minori erano giunti alla frontiera, e non due giorni dopo, poiché l’ordinamento tutelava la loro libertà personale anche in quel frangente”, scrive ancora la procura. 

“Attraverso la supposta incompetenza italiana al rilascio del Pos quale ragione sufficiente per escludere la sussistenza dei reati, i giudici di merito hanno ignorato, in primo luogo e soprattutto, ai fini della valutazione della legittimità della condotta dell’imputato, che, appunto, per l’art. 13 Costituzione, la limitazione dell’altrui libertà personale può lecitamente realizzarsi solo con “atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”, scrivono ancora i pm, aggiungendo che la normativa internazionale, per quanto avesse potuto sollevare l’Italia dall’obbligo del Pos, “non autorizzava comunque il ministro a trattenere i naufraghi sul natante, non essendo tale eventualità prevista dall’art. 5 Cedu né dalle altre norme sovranazionali”.  

Quindi, “anche nel caso della Open Arms deve concludersi che l’ipotizzata incompetenza del Ministro al rilascio del Pos quale condizione sufficiente per escludere tout court la responsabilità dell’imputato per entrambi i reati, non può che risolversi, alla luce della peculiare tutela che l’ordinamento riserva alla libertà personale e della struttura dei due delitti, nell’omissione della motivazione in violazione dell’art. 125 c.p.p. Ciò vieppiù se si considera la formula assolutoria utilizzata che a fronte del riconosciuto trattenimento a bordo dei migranti e dell’altrettanto riconosciuta assenza di un intervento positivo del Ministro, non risulta supportata da nessuna plausibile ragione giuridica o meglio da alcuna spiegazione”. 

”Se Salvini è imputabile per quello che fece mi ritengo moralmente imputabile anche io”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla quarta edizione dell’evento ”Parlate di mafia”, dopo che la Procura di Palermo ha impugnato la sentenza. 

”Certo stride molto che in una sede giudiziaria storicamente impegnata su temi importanti – la procura di Palermo è nella nostra attenzione e nella nostra stima, è quella che ha arrestato Matteo Messina Denaro – ci sia anche questo valore simbolico negativo e ci sia un ufficio giudiziario che ritiene che un ministro della Repubblica possa essere indagato per reati così gravi per aver semplicemente praticato una politica di contrasto a un fenomeno odioso. Sul quel tipo di approccio ormai stanno convergendo tutta l’Europa e tutto il mondo e in Italia invece i ministri vengono processati”, ha poi aggiunto il ministro. 

”Mi dispiace molto umanamente, personalmente e anche professionalmente” per Salvini, ha aggiunto, ”nel rispetto profondo di tutti i passaggi giudiziari”. ”Io ho vissuto quella stagione come capo di gabinetto e nel processo entrai come coindagato poi la mia posizione fu stralciata e me ne sento ancora più partecipe, quindi rivendico quell’azione che fu fatta per contrastare l’immigrazione illegale che è un qualcosa di non tanto diverso dalle mafie”, ha precisato.  

E ancora: ”Mi dispiace anche per i motivi di valutazione di diritto ma rispetto questa decisione della procura e sono convinto che anche in questo caso potrà portare all’assoluzione”. 

“I fatti sono stati ampiamente ricostruiti in primo grado, abbiamo piena fiducia nel lavoro della procura”. Così Oscar Camps, fondatore della Ong Open Arms, commenta il ricorso in Cassazione presentato della procura di Palermo. 

Matteo Salvini è stato assolto nel processo Open Arms “perché il fatto non sussiste” il 20 dicembre 2024 scorso dai giudici a Palermo al termine del processo di primo grado. Il Tribunale, dopo otto ore di camera di Consiglio, ha assolto il ministro dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Secondo i giudici, “l’assegnazione del Pos (place of safety) non spettava all’Italia”, e di conseguenza a Matteo Salvini, mentre Open Arms sbagliò a restare in “ostinata attesa” di un porto sicuro nel nostro Paese.  

Per questo i giudici hanno assolto il leader della Lega, non senza intervenire su alcuni argomenti: il divieto di ingresso in acque italiane era illegittimo, strumentale e basato su “mere congetture”. Non solo, la logica del concedere il Pos solo dopo aver ottenuto dagli altri paesi europei un accordo per la redistribuzione adottata dal governo Conte Uno e quindi anche da Salvini, non si basa su nessuna normativa e per questo “quanto meno opinabile”. 

Il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti era accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti accaduti nel 2019: da ministro dell’Interno aveva infatti negato lo sbarco per diciannove giorni a 147 migranti, tra cui 27 minori, soccorsi in tre distinte operazioni dalla ong spagnola Open Arms. L’accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni di carcere.