(Adnkronos) –
Donald Trump ‘vince’ un round cruciale nella battaglia legale sullo ius soli negli Stati Uniti. La maggioranza conservatrice della Corte Suprema ha deciso di permettere al presidente di adottare misure per applicare il suo controverso ordine: il provvedimento di Trump punta a mettere fine al diritto alla cittadinanza per nascita, lo ius soli che è da centinaia di anni alla base della formazione stessa degli Stati Uniti. 

 

“Grande vittoria alla Corte Suprema degli Stati Uniti! – ha scritto il presidente sul social Truth – Anche la truffa dello ius soli è stata, indirettamente, colpita duramente”. 

“È stata una grande decisione, vero? Una decisione straordinaria, di cui siamo molto felici”, ha detto Trump entrando in sala stampa alla Casa Bianca per una conferenza convocata sull’argomento: “E’ una vittoria per la Costituzione, la separazione dei poteri e lo Stato di diritto”. 

Affiancato dal procuratore generale Pam Bondi e dal vice procuratore generale Todd Blanche, Trump ha affermato che la sentenza “colpisce l’uso eccessivo delle ingiunzioni a livello nazionale che interferiscono con il normale funzionamento del potere esecutivo”. Il presidente ha inoltre ricordato che la sua amministrazione “è stata colpita da più ingiunzioni nazionali di quante ne siano state emesse in tutto il ventesimo secolo – pensateci, l’intero ventesimo secolo, io”. 

“Grazie a questa decisione ora possiamo probabilmente chiedere di procedere con numerose politiche che sono state ingiustamente bloccate a livello nazionale”, ha aggiunto Trump esaltando la portata della “grande, straordinaria decisione”. 

Trump ha sottolineato che la sentenza avrà effetti “sulla questione sul diritto di cittadinanza per nascita, sullo stop ai fondi per le città rifugio, lo stop ai fondi per i rifugiati, il congelamento dei finanziamenti non necessari, lo stop dei soldi dei contribuenti per i cambiamenti di genere e molte altre priorità per il popolo americano”. 

“Ne abbiamo così tante, io ho un’intera lista”, ha aggiunto Trump, facendo riferimento alle tante misure contenute in ordini esecutivi che sono stati bloccati da ingiunzioni dei giudici per sospetta incostituzionalità. La sentenza della Corte infatti va a colpire uno strumento legale che ora come in passato gruppi sia liberal che conservatori hanno usato per bloccare politiche di presidenti di entrambi i partiti, cioè la richiesta di un’ingiunzione universale, valida su tutto il territorio nazionale. 

 

Con una sentenza passata con sei sì e con i tre no delle giudici liberal, non è stata riconosciuta l’autorità dei giudici di bloccare a livello nazionale l’ordine esecutivo firmato da Trump. Ma le sentenze emesse per bloccarla possono valere solo per i gruppi e individui che hanno presentato ricorso contro l’ordine, argomenta la maggioranza conservatrice della Corte.  

Pur non entrando nel merito della costituzionalità della decisione di Trump di negare ai figli di stranieri nati sul territorio americano la cittadinanza italiana, come sancito dal 14mo emendamento, la sentenza della Corte rappresenta un’importantissima vittoria per Trump perché la limitazione dell’autorità dei giudici federali nel bloccare i suoi ordini potrà avere un’ampia applicazione.  

La sentenza permetterà quindi a Trump di applicare la fine dello ius soli in alcune parti del Paese, anche mentre continua il processo dei ricorsi legali contro la costituzionalità della misura. Nella decisione della maggioranza, la giudice Amy Coney Barrett, una dei tre giudici conservatori nominati da Trump durante il suo primo mandato, ha affermato che “i tribunali federali non hanno un controllo generalizzato sull’esecutivo, ma risolvono casi e controversie con l’autorità che il Congresso gli ha concesso”.