(Adnkronos) – La Procura di Pavia, in base ai primi riscontri effettuati durante l’incidente probatorio, ha chiesto ai periti “che sui reperti ‘etichetta in carta arancione Estathè’, sacchetto spazzatura, sacchetto biscotti e sacchetto cereali sia effettuata l’esaltazione delle impronte digitali latenti”.  

Nella memoria firmata due giorni fa dai pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi – in possesso dell’Adnkronos – viene chiesto che la ricerca avvenga “con modalità dattiloscopiche che saranno concordate tra i periti e i consulenti tecnici nominati, trattandosi questa – diversamente dalla successiva ed eventuale attività di comparazione – di attività di natura irripetibile soggetta a modificazione non evitabile a causa del tempo trascorso”.  

Dai primi risultati genetici – anticipati oggi dal Corriere della Sera e dal quotidiano Il Tempo – dell’incidente probatorio sulla spazzatura mai analizzata in casa Poggi che sul Fruttolo c’è il Dna di Chiara Poggi, sull’Estathè invece c’è la traccia di Alberto Stasi.  

Alla ricerca di impronte sugli oggetti mai analizzati si associa la difesa di Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, mentre i consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio continuano a nutrire perplessità sulla conservazione dei rifiuti, tenuti in casa e sequestrati solo otto mesi dopo il delitto della ventiseienne.  

I primi risultati alla ricerca del Dna sugli oggetti che Chiara avrebbe consumato nelle sue ultime ore di vita restituirebbero la traccia genetica della vittima sulle due confezioni di Fruttolo, su un piattino di plastica, sul sacchetto con i cereali avanzati e sulla busta della pattumiera, mentre sulla cannuccia del tè freddo ci sarebbe il Dna del fidanzato Stasi. Dati confermati da più fonti all’Adnkronos, ma su cui la prudenza è d’obbligo. Il capello trovato nel pattume “non è stato ancora analizzato” fa sapere un addetto ai lavori.  

Il tema impronte resta centrale anche rispetto alla “traccia 10” trovata sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta che per gli inquirenti è la traccia dell’assassino. La Procura esclude che sia di Sempio o di Stasi, ma la difesa del condannato ha chiesto ulteriori approfondimenti rispetto alla presenza (esclusa da tutti i test) di sangue. Il genetista Ugo Ricci, consulente di Stasi, ha chiesto di indagare l’impronta con una tecnica particolare, richiesta a cui si oppongono i consulenti della famiglia Poggi chiedendo che su ogni traccia si proceda con la stessa metodologia per non creare diversità che potrebbero comportare poi problematiche nella lettura dei dati.  

 

“I primi risultati emersi dalle analisi confermano quanto già ribadito più volte dal mio assistito Andrea Sempio, e cioè che egli non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007. Siamo fiduciosi e attendiamo che i periti e i consulenti di parte svolgano e completino il proprio lavoro”, ha detto all’Adnkronos Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio (in concorso) di Chiara Poggi. 

 

Quanto alla caccia all’arma con cui è stata uccisa Chiara Poggi, che aveva visto in campo le forze migliori, a quasi un mese e mezzo dalle ricerche nel canale di Tromello, a pochi chilometri da Garlasco, non c’è stata alcuna svolta. L’analisi sui reperti trovati il 15 maggio scorso sul fondale melmoso del canale che scorre nella Lomellina deve ancora iniziare, apprende l’Adnkronos. 

Un’indiscrezione che non sorprende: gli inquirenti hanno agito per non lasciare nulla di intentato pur consapevoli della difficoltà di trovare elementi utili, per di più nell’acqua, a quasi 18 anni dal delitto del 13 agosto 2007. 

La ricerca era scattata sulla base di una testimonianza e le operazioni dei vigili del fuoco si erano concentrate – su indicazione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano – in un tratto di circa 300 metri dove erano stati ripescati alcuni oggetti, tra cui una mazzetta da muratore non compatibile con il martello a coda di rondine che manca da casa Poggi. Tra le varie armi compatibili con le ferite inferte a Chiara c’è anche, secondo il medico legale, l’attrezzo da lavoro.