(Adnkronos) –
Jannik Sinner vola in semifinale agli Internazionali d’Italia 2025. Il tennista azzurro ha battuto oggi, giovedì 15 maggio, il norvegese Casper Ruud in due set con il punteggio di 6-0, 6-1 nei quarti di finale del Masters 1000 di Roma. Ora Sinner, nel penultimo atto del torneo, sfiderà lo statunitense Tommy Paul, che in giornata ha superato il polacco Hubert Hurkacz. 

 

Qualcuno, nei nuvoloni che di colpo hanno oscurato il cielo del Foro Italico, ci aveva visto un cattivo presagio. Perché dal primo vero ‘test’ dal ritorno in campo di Jannik Sinner nemmeno il pubblico del Centrale, che in questi giorni ha salutato il figliol prodigo con un calore che forse ha sorpreso anche lui, sapeva cosa aspettarsi. Lo aveva visto stanco con Navone, tornare dominante, a tratti, con De Jong, letale, ma faticando, con Cerundolo. Mai del tutto convincente, insomma, eppure sempre Sinner. 

Quel giocatore che sa tirarsi fuori da qualunque situazione, puntando solo su sé stesso e sulla sua racchetta. E che alla fine vince. Anche contro l’amico che più di tutti lo ha difeso in quell’incubo durato mesi, Jannik entra in campo con i soliti occhi di ghiaccio, alza il braccio per salutare e poi guarda dall’altra parte della rete. Casper Ruud, forse, è il peggior avversario da trovare ora. ‘Terraiolo’ provetto, fresco vincitore del suo primo titolo in un Masters 1000 a Madrid, numero sette del mondo. Sinner lo ha sempre battuto, ma non lo aveva mai incontrato sulla terra. 

Gli scambi sono subito lunghi, l’azzurro, ancora una volta in completo nero, scivola da una parte all’altra senza allontanarsi mai da fondo campo. Il suo gioco è così, martellante e continuo, non concede soste e non ne ammette. Poi, di colpo, sforna una palla corta da sogno, che fa saltare in piedi il Centrale e gli regala la prima occasione per il break immediato. Sinner risponde in diagonale, Ruud va fuori giri e Jannik è avanti. Casper, in tre game, firma un solo punto. È un inizio choc che forse nemmeno lui, che ha già assaggiato cosa vuol dire affrontare il numero uno, si aspettava. Il secondo break con cui Sinner certifica il suo dominio impressiona per la facilità con cui arriva. A zero, ancora. 

Dove finiscono i meriti di Jannik e iniziano i demeriti di Ruud? La risposta non è semplice perché il tennis non è uno sport banale, e le cose possono cambiare molto velocemente. Sinner lo sa, e non si ferma. “Dai Casper, provaci!” urla qualcuno in tribuna, perché nonostante una ‘fede’ mai in discussione, il Centrale ha pagato per vedere una partita, non un monologo. Ruud però non sembra aver compreso il messaggio, e cede ancora al servizio. Il moto d’orgoglio con cui il norvegese porta il game che decide il set ai vantaggi è troppo poco e troppo tardi. Jannik si prende il primo parziale 6-0 e qualcuno, sottovoce, sussura “che noia”. 

Sinner comincia il secondo set da dove aveva lasciato. Si sistema il cappello, e reinserisce la modalità ‘Terminator’. I pantaloncini rosa di Ruud, scelta d’outfit piuttosto discutibile, si muovono da una parte all’altra del campo, ma senza una meta precisa. Il norvegese, già ribattezzato, con il caustico umorismo romano, “poro Casper”, è in balia dell’avversario, senza possibilità, più che capacità, di trovare soluzioni. Una volta prova a staccare Sinner dalla linea di fondo, lo trascina a rete con una corta, Jannik lo infila con un dritto diagonale. Il break piazzato in apertura sembra tanto una sentenza. L’azzurro cerca sempre, soprattutto con il dritto, le righe, anche a costo di prendersi qualche rischio. 

Quando Ruud piazza un bel rovescio che prende in contropiede Sinner, conquistando il primo (e unico) game della sua partita, il Centrale si scioglie in un applauso. È l’immagine migliore, o quantomeno la più significativa, per descrivere quello che si vede in campo, con il pubblico ‘carota’ che prova a scuotere un giocatore in confusione, addirittura tifandolo a tratti. Ma Sinner non sembra accorgersi di quello che lo circonda. Continua a infilare prime, a colpire di dritto, a difendere ogni angolo di campo. Solo la corta sembra avere ancora un po’ di ruggine, poi ne mette due di fila e scappa via. Quando Jannik chiude la lenta agonia di Ruud, vincendo il secondo set 6-1, è passata appena un’ora e quattro minuti. E sul Centrale è uscito il sole. (di Simone Cesarei)