(Adnkronos) – L’amministrazione Trump “e i mediatori sanno che l’occupazione sta ostacolando l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco” a Gaza, ma “non permetteremo all’occupazione di imporre le sue condizioni a noi e ai mediatori e Washington deve analizzare attentamente la situazione”. A lanciare il messaggio è il portavoce di Hamas Jihad Taha nel corso di una intervista ad al-Jazeera.
“L’occupazione deve rispettare l’accordo di cessate il fuoco e siamo aperti a tutte le proposte che fermino l’aggressione sionista. La continuazione delle marce e delle proteste contro i crimini sionisti è la prova del sostegno del popolo a Gaza nel mezzo dell’aggressione in corso”, ha aggiunto.
Un raid aereo israeliano avrebbe colpito intanto una tenda a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, dove si trovavano i giornalisti nei pressi dell’ospedale Nasser. Lo riferisce la Difesa civile palestinese, affiliata al ministero degli Interni della Striscia di Gaza. Il raid avrebbe causato due morti, tra cui un giornalista, mentre altre persone sarebbero rimaste ferite, tra cui due giornalisti.
Sarebbe salito intanto a 210 il numero dei giornalisti che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, riferisce l’amministrazione di Gaza aggiornando il bilancio delle vittime con la morte del giornalista palestinese Hilmi al-Faqawi, che sarebbe rimasto ucciso oggi nell’attacco aereo israeliano nel sud dell’enclave palestinese. ”L’ufficio media del governo” di Gaza ”condanna con la massima fermezza l’attacco, l’uccisione e l’assassinio di giornalisti palestinesi da parte dell’occupazione “israeliana”, si legge su Telegram.
Viene quindi rivolto un appello alla Federazione Internazionale dei Giornalisti, alla Federazione dei Giornalisti Arabi e a tutti i media del mondo affinché ”condannino questi crimini sistematici contro i giornalisti palestinesi e i professionisti dei media nella Striscia di Gaza”.
Israele ha intanto smentito che nelle prossime settimane verranno riaperti i confini della Striscia di Gaza per permettere l’ingresso di aiuti umanitari. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich è stato categorico: “Non entrerà nel territorio neanche un chicco di grano”. Su X, il ministro ha dichiarato che “a seguito dell’annuncio di questa mattina sugli aiuti umanitari”, l’esercito israeliano ”sta agendo in conformità con le direttive politiche. Israele non ha consegnato e non consegnerà alcun aiuto ad Hamas”.
In precedenza Ynet, il sito del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, aveva scritto che l’esercito stava lavorando a un progetto pilota per distribuire aiuti alla popolazione, facendo attenzione a non consegnarne a Hamas. Ynet aveva anche sostenuto che si trattava di una decisione presa per evitare accuse di violazione del diritto internazionale e per evitare problemi ai comandanti che prendono parte all’operazione militare. Israele ha bloccato l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza da marzo, quando Hamas si è rifiutato di estendere la prima fase dell’accordo.
Il presidente americano Donald Trump ha detto intanto che ”parlerà di commercio” con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che incontrerà nelle prossime ore alla Casa Bianca. Lo stesso Netanyahu prima di partire per Washington aveva anticipato che avrebbe parlato con Trump del ”regime tariffario” imposto dagli Stati Uniti a Israele, ”spero di poter aiutare”, aveva detto.
Le autorità della Striscia di Gaza aggiornano oggi a oltre 50.700 il bilancio dei palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva militare israeliana, lanciata in risposta agli attacchi del 7 ottobre 2023. Lo riferisce il ministero della Sanità locale, controllato da Hamas, secondo cui quasi 1.400 persone sono state uccise dalla ripresa delle ostilità lo scorso 18 marzo.
Secondo i dati diffusi, il totale delle vittime accertate è salito “a 50.752 martiri e 115.475 feriti”. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 57 decessi e 137 feriti. Dal 18 marzo, giorno della rottura del cessate il fuoco concordato a gennaio tra Israele e Hamas, si contano 1.391 morti e 3.434 feriti.
Le autorità locali avvertono che il bilancio potrebbe essere ancora più grave: “Ci sono ancora vittime sotto le macerie e per le strade, poiché le ambulanze e le squadre della Protezione civile non possono raggiungerle” a causa degli attacchi lanciati dalle Forze di difesa israeliane. Si teme dunque che il numero delle vittime sia maggiore, in un contesto di espansione dell’offensiva israeliana contro l’enclave nelle ultime settimane.