(Adnkronos) – Dopo le minacce si passa ai fatti. La guerra dei dazi di Donald Trump diventa concreta e Canada e Cina rispondono alle tariffe imposte dal presidente Usa. 

Ottawa introdurrà a partire da oggi dazi del 25% sulle importazioni dagli Stati Uniti. “Dopo una pausa di 30 giorni, l’Amministrazione Usa ha deciso di procedere con dazi del 25% sulle esportazioni canadesi e del 10% sulle risorse energetiche – ha affermato in una dichiarazione diffusa nelle ultime ore il premier canadese Justin Trudeau – Non c’è alcuna giustificazione per queste azioni”. 

I dazi Usa degli su prodotti canadesi e messicani sono entrati in vigore oggi. Il presidente Usa ha giustificato l’aumento delle tariffe citando la mancanza di progressi nella lotta al traffico di droga. 

“Il Canada non permetterà che questa decisione ingiustificata resti senza risposta”, ha aggiunto, annunciando che “se i dazi americani entreranno in vigore il Canada risponderà dalla mezzanotte con tariffe del 25% su 155 miliardi di dollari di merci americane, iniziando immediatamente con dazi su merci per un valore di 30 miliardi di dollari e tariffe sui restanti 125 miliardi” entro “21 giorni”. Misure che, ha puntualizzato, “resteranno in vigore fin quando non verranno ritirate” le misure decise dall’Amministrazione Trump.  

 

Rappresaglia anche di Pechino che, riporta il Global Times, ha annunciato tariffe del 15% a partire dal 10 marzo che colpiscono importazioni dagli Usa con il settore agroalimentare nel mirino, dal pollo al grano, dal mais al cotone. Decisi anche dazi del 10% per sorgo, soia, carne di maiale, manzo, frutta, verdura e latticini.  

Inoltre, riporta ancora il Global Times, il ministero del Commercio del gigante asiatico ha riferito dell’inserimento di 15 “entità” Usa in una “lista di controllo delle esportazioni” e di altre dieci aziende americane nell’elenco delle “entità inaffidabili” motivando la decisione con “le vendite di armi a Taiwan” o la “cosiddetta cooperazione tecnico-militare” con l’isola di fatto indipendente che Pechino considera una “provincia ribelle” da “riunificare”.  

“Se gli Stati Uniti insisteranno con una guerra dei dazi, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, la parte cinese li contrasterà fino alla fine”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, aggiungendo che “i cinesi non possono essere influenzati da falsità, né scoraggiati da intimidazioni, né hanno mai tollerato egemonia e bullismo”.  

La Repubblica Popolare accusa gli Stati Uniti di usare il “problema” del fentanyl, la droga killer, come “pretesto” per imporre dazi sulle merci cinesi e rivendica la “legittimità” delle sue “contromisure”, giudicate “necessarie” a “tutela dei suoi interessi e diritti”. “Pressioni, coercizione e minacce non sono il modo giusto di trattare con la Cina – ha ripetuto Lin – Tentare la massima pressione sulla Cina è un errore di calcolo”. La Repubblica Popolare chiede “consultazioni” basate sul”rispetto” e un ritorno “al più presto sulla strada giusta del dialogo e della cooperazione”, ritenendo che i dazi degli Stati Uniti sui prodotti cinesi comporteranno “un duro colpo al dialogo e alla cooperazione nella lotta al traffico di stupefacenti”. 

Pechino, ha fatto sapere il ministero del Commercio di Pechino, come riporta l’agenzia ufficiale cinese Xinhua, ha “avviato un’azione legale contro gli Usa nell’ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie commerciali del Wto riguardo l’aumento dei dazi sui prodotti cinesi”. Si tratta, evidenzia il Wall Street Journal, di un meccanismo di fatto non operativo dal primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Per il gigante asiatico la mossa di Washington “viola le norme del Wto e compromette le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”. La Repubblica Popolare promette di “tutelare con determinazione i suoi interessi e diritti legittimi”.