(Adnkronos) – Primo morto per influenza aviaria negli Stati Uniti. Il decesso è stato confermato dal Dipartimento della Salute della Louisiana. Il paziente deceduto, esposto a contatto con uccelli selvatici e da cortile non commerciali, aveva più di 65 anni e soffriva di patologie pregresse, è stato reso noto.  

Il mese scorso, i Centers for Disease Control and Prevention avevano confermato che il paziente era affetto dal primo caso grave di influenza aviaria negli Stati Uniti. 

“Nel caso del primo decesso correlato al virus H5N1 è una persona over 65 con patologie pregresse, però credo che la cosa più importante è che questo paziente non si è contagiato con i bovini ma con un animale da cortile. Una situazione molto diversa rispetto ai casi tra gli operatori degli allevamenti da bovini da latte. L’influenza aviaria in Usa è oggi un problema con 60 casi nel 2024 e un primo decesso nel 2025. Per fortuna non c’è stato ancora un caso di trasmissione interumana ma prima o poi arriverà. Questo nuovo anno rischia di essere quell’aviaria”, ha detto all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. 

Sul primo decesso per aviaria in Louisiana “le analisi genetiche ci dicono che questo ceppo dell’H5N1 – che ha causato la morte dell’over 65 in Usa – è altamente patogeno”, così all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Massimo Ciccozzi. “Due anni fa in Cambogia padre e figlia sono stati infettati dallo stesso virus dell’aviaria – ha detto – preso dal contatto con animali già infettati, anche quello altamente patogeno, ma in quel caso solo la figlia è deceduta. Allora dobbiamo chiederci quale sia la definizione di ‘altamente patogena’, allora anche l’influenza fa ogni anno in Italia 8-9mila morti; vuol dire che è altamente patogena? Insomma se l’anziano morto in Usa per H5N1 avesse preso l’influenza invece che l’aviaria sarebbe accaduto lo stesso perché dipende dalla salute del sistema immunitario”. “Si deve lavorare sulla prevenzione, nel dire che gli animali selvatici non vanno toccati e avere accortezze igieniche per non infettarsi come accaduto negli allevamenti di bovini e pollame in Usa. Siamo di fronte a un allarme aviaria? Non ancora in Italia, ma dobbiamo monitorare molto, soprattutto quello che accade negli allevamenti intensivi in Usa e in Europa”, suggerisce l’epidemiologo romano. 

“Il primo decesso correlato al virus dell’aviaria in Usa desta molta preoccupazione. Certo, si tratta di una persona anziana e fortemente debilitata per patologie pregresse, un 65enne contagiato da un animale da cortile, molto probabilmente un volatile. Tuttavia, nessuno vuole vestire i panni di Cassandra ma nemmeno manifestare troppo ottimismo, prima o poi la trasmissione interumana del virus avverrà. Per questo motivo serve la massima sorveglianza, tenendo presente che il virus H5N1 in passato ha toccato livelli di mortalità pari al 50 per cento”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. 

“Ora bisogna capire se siamo in presenza di una variante particolarmente aggressiva del virus H5N1 – conclude Andreoni – o se, invece, era talmente debilitato il paziente per una serie di patologie pregresse che, una volta colpito dall’influenza avaria, non ha avuto scampo”.