(Adnkronos) – Un raid aereo israeliano a sud di Beirut “ha colpito all’alba un appartamento residenziale in un edificio situato nell’area di Dawhet Aramoun, provocando feriti”. A scriverne è oggi l’agenzia di stampa libanese Nna. Secondo il ministero della Sanità libanese il bilancio dell’attacco contro il sobborgo di Dawhet Aramoun è di 6 morti.
Nel frattempo l’esercito israeliano ha emesso nuovi ordini di evacuazione per i civili libanesi nell’area di sei edifici della periferia meridionale di Beirut, in vista degli attacchi aerei contro le strutture di Hezbollah. Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba delle Idf, ha pubblicato delle mappe insieme all’annuncio, invitando i civili a tenersi ad almeno 500 metri di distanza dai siti.
I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi e centri di comando di Hezbollah nei sobborghi meridionali di Beirut, hanno annunciato le Forze di Difesa israeliane, precisando che gli obiettivi erano situati “nel cuore della popolazione civile” ed accusando Hezbollah di usare i civili come scudi umani. Prima dei raid l’Idf aveva allertato i civili chiedendo l’evacuazione delle aree in questione, si legge sul Times of Israel.
Diversi comandanti di Hezbollah sono stati uccisi in recenti raid aerei nel sud del Libano, hanno riferito le Idf, secondo cui in un’operazione a ottobre è morto Muhammad Musa Salah, identificato come il comandante delle forze del gruppo nella regione di Khiam (un altro comandante responsabile della città omonima era stato eliminato nei giorni scorsi), oltre che responsabile del lancio di oltre 2.500 razzi contro le Alture del Golan e la Galilea nell’ultimo anno come di attacchi contro i militari israeliani nel sud del Libano.
In un raid avvenuto domenica è stato invece ucciso Muhammad Nabulsi, che le Forze di difesa israeliane hanno identificato come il comandante dell’unità missili anticarro di Hezbollah per la regione di Hajjar (un altro comandante della stessa unità era stato ucciso il mese scorso). E ancora in altri attacchi sono morti Hajj Ali Yussef Salah, comandante delle forze di Hezbollah nel villaggio di Kfar Tebnit e un altro comandante non identificato responsabile dell’area di Ghajar.
Intanto la Russia ha chiesto a Israele di astenersi dal lanciare attacchi aerei contro Hezbollah nei pressi di una delle sue basi in Siria. Lo ha riferito alla Ria Novosti Alexander Lavrentiev, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin in Medio Oriente.
A metà ottobre i media statali siriani avevano reso noto che Israele aveva colpito la città portuale di Latakia, roccaforte del presidente Bashar al-Assad, sostenuto dalla Russia e che a sua volta appoggia Hezbollah. Latakia, e in particolare il suo aeroporto, si trova vicino alla città di Hmeimim, che ospita una base aerea russa.
“Israele ha effettivamente condotto un attacco aereo nelle immediate vicinanze di Hmeimim. Il nostro esercito ha ovviamente informato le autorità israeliane che simili atti, che mettono in pericolo la vita dei militari russi, sono inaccettabili – ha aggiunto Lavrentiev – Ci auguriamo che l’incidente di ottobre non si ripeta”.
La Jihad islamica ha pubblicato un video di Alexander (Sasha) Troufanov, rapito dal kibbutz Nir Oz il 7 ottobre dell’anno scorso. Nelle riprese, l’ostaggio parla delle operazioni di terra israeliane in Libano. E’ il terzo video diffuso dalla Jihad islamica con Troufanov. Nel video precedente, aveva fatto riferimento alla decisione del governo di chiudere gli uffici del canale Al-Jazeera in Israele.
Troufanov è stato rapito da casa insieme alla nonna Irena, alla madre Yelena e alla sua compagna Sapir. Suo padre Vitali è stato ucciso. La madre, la nonna e la compagna sono state rilasciate nell’ambito dell’accordo di sequestro con Hamas lo scorso anno.
Le Forze di difesa israeliane hanno inoltre annunciato di aver ucciso “un terrorista che ha partecipato al massacro del 7 ottobre in un recente attacco con drone a Gaza City”. I militari – riporta il Times of Israel – hanno preso di mira ed eliminato una cellula di miliziani operativa nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City. Tra i morti c’è Yasser Ghandi, che secondo l’IDF si era infiltrato in Israele partecipando agli attacchi del 7 ottobre.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto a Israele di accettare pause umanitarie “reali e prolungate” durante un punto stampa presso il quartier generale della Nato a Bruxelles. “Abbiamo bisogno di pause reali e prolungate in gran parte di Gaza”, ha detto Blinken, riconoscendo a Israele di aver preso delle misure per far fronte alla catastrofica situazione umanitaria nell’enclave palestinese.
Ieri gli Stati Uniti, attraverso il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel, hanno spiegato che lo Stato ebraico, come richiesto espressamente da Washington, ha preso provvedimenti per migliorare la situazione umanitaria nella Striscia, tra cui l’apertura dei valichi di Erez e di Kissufim.
Le famiglie degli ostaggi americano-israeliani detenuti a Gaza dal canto loro chiedono all’amministrazione Biden di lavorare con Trump e i suoi funzionari per garantire un accordo sugli ostaggi prima che il presidente eletto Donald Trump entri in carica tra due mesi.
“Le nostre richieste… a entrambe le amministrazioni in questo momento sono che lavorino insieme, non per preparare l’amministrazione Trump ad entrare in carica a fine gennaio, ma piuttosto per ottenere questo accordo ora, in questo momento unico”, ha dichiarato al Times of Israel il padre dell’ostaggio Sagui Dekel-Chen, dopo l’incontro avuto assieme ai parenti di altri sei ostaggi alla Casa Bianca con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il coordinatore per il Medio Oriente e il Nord Africa della Casa Bianca Brett McGurk e altri alti funzionari dell’amministrazione Biden.
Se le parti aspettano che Trump entri in carica il 20 gennaio per trovare un accordo, “c’è la concreta possibilità che nessuno degli ostaggi rimanga vivo e che sia quasi impossibile recuperare i resti di coloro che sono stati uccisi”, ha avvertito Dekel-Chen.
Parlando con il quotidiano, Dekel-Chen ha accusato il governo israeliano di aver “abbandonato” gli ostaggi per oltre 400 giorni. L’amministrazione Biden – ha aggiunto – ha fatto “tutto ciò che era in suo potere” per negoziare un accordo, tra le resistenze di Israele e di Hamas. Le famiglie degli ostaggi americano-israeliani rimarranno negli Stati Uniti ancora per diversi giorni e stanno organizzando incontri con alcuni dei funzionari che avranno incarichi di responsabilità nell’amministrazione Trump e con i parlamentari repubblicani di entrambe le camere del Congresso.