(Adnkronos) – Fare l’attrice “è un lavoro dove non si finisce mai di imparare. E ciò che mi piace è questa tensione, questa paura che ho prima di iniziare un film o prima di entrare in scena, se sono a teatro. Ho fatto tre anni di teatro e la paura non mi ha mai lasciata. All’inizio pensavo fosse una paura iniziale, una sensazione e un tremore che sarebbero svaniti, e invece ce l’ho avuta alla prima al Teatro Marigny di Parigi e all’ultima rappresentazione al Beacon Theatre di New York. Quindi forse la paura è una forma di forza, qualcosa che ti dà accesso all’anima, per me è un motore. Ma è anche una forma di profonda sincerità, di autenticità. E questo il pubblico lo sente tantissimo”. A parlare è Monica Bellucci, prima ospite della seconda edizione italiana di ‘Forces of Fashion’, l’evento organizzato da ‘Vogue’ a Roma, al Mattatoio di Testaccio, in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi eventi, Moda, Turismo e Sport di Roma Capitale.
E ancora, parlando del suo lavoro di attrice: “Quello che mi piace è che non so mai cosa succederà. Per me è molto importante questo. Quando un regista pensa a te per un ruolo a cui tu non avresti mai pensato, ad esempio. E questo è un elemento del mio lavoro che mi piace tantissimo… che le cose vengano. E poi, come dico sempre, per me fare un film – sottolinea l’attrice – è entrare a far parte di un progetto. Non è una questione di minutaggio, nel senso che posso fare un grande ruolo o uno più piccolo, addirittura – ricorda – in ‘Twin Peaks’ ho fatto una sola scena, ma perché quella scena per me era importante. Lavorare con un regista che stimo, poi, mi dà delle vibrazioni – confessa – perché so che comunque sto imparando qualcosa come attrice e posso ancora migliorare”.
Monica Bellucci si racconta a tutto tondo parlando del suo lavoro ma anche di temi più intimi e personali, a partire dalla famiglia e l’amore, passando per i ricordi del passato e degli esordi della sua carriera. Dopo i 60 anni, andando avanti con l’età ci si sente più leggere e più libere “e nella vita prende anche forma una sorta di distanza. Certo, resta sempre una grande passione e un grande amore per il lavoro e per quello che si fa” ma “c’è una distanza maggiore” perché “ci sono cose più essenziali, per quanto mi riguarda. Poi ogni donna ha il suo percorso. E io non penso che una donna si ritenga una donna perché fa dei figli, assolutamente, tu puoi fare la scelta di non fare figli, avere la tua vita e il tuo percorso. Io ne ho avuti e questo ha cambiato moltissimo per me, per cui oggi tutto il resto, ancora oggi, viene in secondo piano”.
L’attrice, cover star del numero di ottobre di Vogue Italia, raccontandosi alla scrittrice e sceneggiatrice Chiara Barzini sul palco di ‘Forces of Fashion’, sottolinea, ancora: “Ho fatto delle scelte precise, e anche il fatto di aver avuto i figli in tarda età, che non è assolutamente un esempio da seguire perché comunque si prendono dei rischi, va detto, ma quando ho avuto figli ho avuto anche il tempo di potermene occupare, perché quello era un momento giusto per me”.
E ancora. Reduce dal film ‘Beetlejuice Beetlejuice’, diretto dal regista e suo compagno Tim Burton, Bellucci si sofferma sul suo personaggio: “Dolores, la protagonista del film” che “è piena di cicatrici. Questo sì – dice – mi fa pensare alla vita e alla metafora della vita, per cui tutti abbiamo tante cicatrici e ferite interiori che hanno toccato la nostra emozione. E penso che nella vita – prosegue l’attrice – si debba sempre cercare di andare al di là delle nostre sofferenze, e quando queste vengono ricucite diventano cicatrici. Questo personaggio mi fa pensare molto alla vita, e nei film di Tim (Burton ndr) c’è molte volte questo effetto metafora che lascia spazio al sogno, al sogno di ognuno di noi”.
Sessant’anni compiuti da poco e lo sguardo al futuro che, per Monica Bellucci, significa innanzitutto ringraziare la vita, ogni giorno. “E’ l’unica cosa”, dice. “Quando mi fanno notare e mi chiedono dei miei 60 anni, io rispondo che sono in vita, sto bene, e che devo dire grazie tutti i giorni, guardando l’importanza delle piccole cose, delle amicizie, dell’amore, dei figli, di tutto ciò che fa la nostra quotidianità, che è quella che alla fine fa la nostra vita. Sì, poi ogni tanto ci sono avvenimenti eccezionali ma è la quotidianità che fa di noi quello che siamo”.